Virus, ristoranti ed esasperazioni: la coperta è corta!

La rana di Chomsky (fonte sicilian post)

Il virus corre molto e dunque noi dobbiamo essere pronti e flessibili a intervenire.” Così si è espresso il Premier Giuseppe Conte presentando il Dpcm del 26 ottobre 2020.

Media e potere

Noam Chomsky, basandosi su un esperimento scientifico dell’800, nel suo libro “Media e Potere”, descrive il Principio della Rana Bollita: “In un pentolone pieno d’acqua fredda nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso, l’acqua si riscalda e diventa tiepida. La rana la trova gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. L’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, ma non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire, sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita”. Invece “se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone”.

Dotti, medici e sapienti del virus

Non vi è coerenza nella follia che serpeggia e attraversa l’Italia. Né dialettica che tenga ragionevoli motivazioni. Dal 26 ottobre, un normale lunedì d’ottobre, in un autunno come altri passati, siamo di nuovo in lock-down, un coprifuoco dal quale per la verità non siamo mai usciti. Se consideriamo che il coronavirus era già presente alla fine del 2019, è passato quasi un anno ormai e “non è andato tutto bene“. Siamo arrivati alla seconda ondata dell’epidemia, prevista e largamente anticipata da virologi ed esperti, e finanche da tuttologi e da webeti. Così siamo arrivati ad occuparcene del tutto impreparati quando invece c’erano i tempi sufficienti e le risorse a disposizione per affrontare i disagi dovuti alla diffusione del covid.

Perché, ad esempio, le regioni si sono cullate in attesa degli eventi? Secondo la Cgil pare che la Regione Calabria non abbia usato le risorse economiche disponibili per affrontare la seconda ondata Covid. Infatti, il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato evidenzia il mancato utilizzo di 86 milioni per le assunzioni e la strumentazione. “L’intera giunta regionale deve risponderne”

Ora, con il nuovo decreto presentato da Giuseppe Conte, alcuni si trovano a fronteggiare l’ennesima chiusura parziale, ma per altri c’è la chiusura totale poiché reputate “attività non necessarie”. Qual è l’attività non necessaria, e di conseguenza percepita come superflua, visto che è invece fonte di occupazione per qualcuno e reddito tassabile per lo Stato?

Alla fine a pagare son sempre gli stessi

Dalle ore 18 i ristoranti e le attività legate ai temutissimi assembramenti saranno chiusi fino alle 5 del mattino successivo. Una beffa per chi in questi mesi aveva investito al fine di scongiurare il contagio del virus tra i clienti. Ebbene, l’esercente ora si ritrova a chiudere negli orari in cui c’è maggior guadagno. Si è parlato di ristoro, ma l’esperienza in questi mesi racconta ben altra realtà. Carlo Bonomi, presidente della Confindustria, avverte: “Abbiamo ancora 12mila persone che aspettano da maggio la cig erogata dallo Stato.” Alcune persone l’aspettano da marzo, addirittura. Ma attorno a un ristorante ruotano altre figure: è una filiera. E la coperta è sempre più corta.

La sensazione è che abbiamo un governo che non sa quali pesci prendere, riscaldando man mano quella famosa acqua. Come se non bastasse, esattamente in uno scenario di guerra da film apocalittico, la gente deve stare confinata dentro casa nelle famose ore notturne, improduttive per taluni, ma in realtà fonte di guadagno per tanti altri. Per alcune persone, la sensazione dell’autolimitarsi, cioè nel concedere il proprio tempo e lasciare gestire il proprio spazio privato, equivarrebbe a garantire la sicurezza – quasi una panacea – invece rappresenta l’incapacità politica di non avere saputo (o voluto) gestire l’organizzazione della vita produttiva degli italiani. Logicamente è più facile scaricare colpe su altri singoli che affermare le proprie incapacità governative. Quindi se prima gli untori erano i runner, ora lo sono i giovani della movida e chi frequenta ristoranti, palestre e addirittura teatri e cinema. Siamo all’apoteosi dell’irrazionale: dove gente comune si arroga il diritto di accusare e addirittura spiare il vicino di casa. Ed è pure autorizzato. Se una volta era uno stalker oggi è un eroe!

A caccia degli untori

Intanto, i mezzi pubblici assomigliano sempre più a moderni traghetti di Caronte, che trasportano anime e una via di mezzo tra la vita e la non-vita. Giusto per non dimenticare: chi ricorda le scelte geniali per arginare il virus, tipo ridurre le corse dei mezzi pubblici aumentando così la calca nelle ore di punta? Non è passato molto tempo, in fondo. Noi siamo gli stessi, neanche tanto migliori come abbiamo cantato su balconi in festa, e chi ci governa è sempre lì. Attori e spettatori dello stesso spezzone e all’ennesimo ciak in loop. Chiusi in scatole sottovuoto come i giapponesi di cui raccontava Renzo Arbore, solo che quella era una caricatura della realtà oggi noi viviamo in una pasquinata doc.

Insomma, tra la caccia all’untore e il gioco notturno di “acchiappa tu chi sta fuori di notte”, un guardie e ladri moderno, le vere responsabilità di chi avrebbe dovuto fare qualcosa non vengono proprio considerate, ma ben scaricate.

Ristorazione non è gozzovigliare

La ristorazione, in particolare, è importante per l’Italia. Nel 2019 ha avuto un giro d’affari di ben 86 miliardi di euro, rappresentando una quota importante del PIL. Questo comparto non è a sé stante: è legato al turismo, ad esempio, ma anche al terziario. Non dimentichiamo che per l’Italia gastronomia e turismo sono elementi essenziali e non rappresentano sicuramente “il superfluo” che vogliono farci credere.

Ci sono dati scientifici che dimostrano che proprio durante i pasti consumati di sera si concentrano i contagi da virus? Ci sono dati scientifici su focolai nei ristoranti, nelle palestre e nei teatri e nei cinema?

È stato richiesto ai proprietari dei locali di sostenere spese, anche ingenti, al fine di sanificare e mettere in sicurezza i loro locali, ora si chiude proprio quando gli stessi stavano cercando di riprendersi dalla prima ondata. Questi balzelli tra chiusure e aperture e poi tra mezze chiusure sono altamente deleteri perché è l’incertezza che fa chiudere definitivamente un locale.

La rivolta delle pentole stellate

La protesta arriva anche da chef stellati come Antonino Cannavacciuolo e Cristina Bowerman. Ma non sono i soli. Altri nomi a cinque stelle della ristorazione stanno dando voce anche ai piccoli ristoratori. “Abbiamo fatto tutto per riaprire in sicurezza – ha detto in un’intervista esclusiva a CookCannavacciuoloe ora rischiamo di dover chiudere un’altra volta. Per l’impegno che ci abbiamo messo non ce lo meritiamo”. 

E anche gli altri ristoratori non ci stanno

Le proibizioni non portano a nulla di buono. Spesso portano alla trasgressione delle regole e anche alla disobbedienza e all’illecito. Il fatto accaduto a Catanzaro lido ne è stato l’esempio e forse ha anche causato le limitazioni contenute in questo nuovo decreto. Un po’ di autocritica alla fine bisogna pur farla, purtroppo. Non tutti i ristoratori si sono attenuti alle regole base.

Avete calpestato i nostri diritti… La nostra dignità. Ci siamo dedicati ogni giorno per rendere sicuro ogni settore” Lo scrive D.C. da Roma, ristoratore che non ha alcuna intenzione di perdere il suo lavoro.

Salvatore Garofalo, titolare di “La Ratera” a Milano, che da sempre vive il suo mestiere con passione, commenta: “Ho alzato la voce, non si dovrebbe coi clienti, ma l’ho fatto. Ho rispettato distanze, regole. E ora chiudo. Per colpa di chi amministra e ha messo allo sbando i pendolari. Per la leggerezza di troppi, che diventa strafottenza.

– la volontà è quella di superare anche questo momento

Daniele Pacelli, co-titolare di una pizzeria a Roma, è fortemente amareggiato per il nuovo decreto: “Io vengo da Vignanello, un piccolo paese del viterbese e insieme a due amici abbiamo aperto “Il laboratorio della Pizza” sulla via Cassia, zona Ponte Milvio. Con tanti sacrifici e dedizione io e tre amici siamo riusciti a essere un riferimento di Roma nord fino a gennaio scorso. Poi c’è stato il covid 19. La prima ondata è stata molto forte. Siamo stati chiusi da marzo ad aprile senza fare delivery perché non fa parte della nostra filosofia aziendale: trattandosi anche di prodotti di un certo pregio, questi avrebbero perduto anche la qualità in un trasporto e durante la consegna. Nei mesi di chiusura siamo ripartiti senza grandi certezze e tante perdite ma vedevamo uno spiraglio per settembre nonostante il contesto e gli obblighi per legge. Adesso bisogna capire come affrontare nuovamente il tutto perché alla luce di quello spiraglio abbiamo investito, nel rispetto di tutte le regole imposte. Nessun cliente si è lamentato con noi o ha avuto il virus. Abbiamo riaperto a pranzo lo spazio che avevamo destinato per la sera, lo useremo al pranzo e fare delivery per ovvi motivi di sopravvivenza, ma l’umore non è al massimo. Nonostante ciò, siamo molto testardi e forti e non molleremo. Ripartiremo anche con l’asporto e altre novità cercando di capire come uscirne indenni tutti. Un in bocca al lupo a tutti!

Diseguaglianze mal tollerate ormai

La gente è stanca e scende in piazza a protestare, c’è chi ovviamente specula anche su questo, ma la realtà è che troppe persone ormai hanno perso la fiducia nel Governo. Le piazze piene continuano ad aumentare e i disordini pure. Eppure non è un film catastrofico sfornato a Hollywood: è la realtà.

Un altro elemento del disagio sociale lo sottolinea il Presidente Mattarella: “È un periodo di straordinaria difficoltà che va affrontato con il necessario sostegno da parte delle Autorità Pubbliche: servono politiche condivise – col contributo di parti sociali e territori – per una strategia che, mentre affronta la pandemia e le difficoltà conseguenti, sia rivolta a colmare divari e ridurre diseguaglianze sempre più inaccettabili e onerose”.

Già, le diseguaglianze che spaccano il Paese in più parti, esso si fraziona e si divide mentre la solita acqua bolle e noi siamo dentro da troppo tempo, ormai. La differenza sociale fa danni molto più di un virus.

Intanto, il Covid non ferma l’avanzata dei Paperoni. I patrimoni sono per oltre 10.200 miliardi di dollari. In Italia abbiamo quattro milionari in più rispetto al 2019, come riporta il Sole 24ore.

Il mondo della cultura: giusta retribuzione ma soprattutto la dignità del lavoro

Toccano corde più profonde gli appelli di chi lavora nei teatri e nei cinema italiani. Il mondo della cultura e dello spettacolo è in ginocchio da molto tempo. In queste ore sta girando un appello redatto dall’Associazione Cultura Italiae e indirizzato a Conte e a Franceschini il quale si è dimostrato “addolorato” per le scelte governative (Sic et non).

Il lungo comunicato contiene una parte assolutamente condivisibile e che dovrebbe far riflettere circa il senso di questa pandemia e alla diffusione del virus stesso.

L’ultimo punto sul quale richiediamo la vostra preziosa attenzione è il più importante in assoluto: chi opera nel settore della cultura è consapevole dell’importanza che essa ricopre soprattutto in momenti difficili come quello che ci troviamo ad affrontare. Sarebbe un grave danno per i cittadini privarli della possibilità di sognare e di farsi trasportare lontano oltre i confini della propria quotidianità.

È soprattutto per l’importanza di non privare l’Italia del proprio immaginario collettivo che vi chiediamo a nome della Associazione Cultura Italiae che rappresento, e dunque di tutti i comparti e i generi dello Spettacolo dal vivo, dei Produttori Cinematografici, degli Artisti, degli Esercenti, delle Gallerie d’Arte, dei Musei, delle Sale da Concerto, di mantenere indistintamente tutti i luoghi della cultura aperti!

Siamo importanti per la società civile perché vi supportiamo nel vostro difficile compito istituzionale a mantenere elevato lo spirito dei cittadini, nella piena consapevolezza delle sofferenze che stanno incontrando a livello personale, familiare e professionale. È soprattutto in questa seconda ondata che ne avremmo più bisogno.”

Il messaggio dell’estrema destra

E al comparto della cultura si contrappone quello politico di una destra estrema che scende in piazza tra i disperati. Il leader Roberto Fiore di Forza Nuova durante la manifestazione dei No Mask è stato molto chiaro: “Questa battaglia per noi è strategica. A eventuali nuovi lock-down risponderemo con la disobbedienza civile e anche incivile”.

Quando non c’è molto in cui credere si finisce di credere a tutto e se c’è un progetto alla base di tutto ciò – a quel punto – la nostra rana sarà definitivamente cotta.