La cabina telefonica: un viaggio nostalgico nel passato

cabine telefoniche smantellate
cabine telefoniche smantellate

Cabine telefoniche: reliquie del passato o simboli eterei?

L’EDITORIALE – Lunedì mattina, mentre passeggiavo nel quartiere Marina di Catanzaro, un’inusuale visione ha catturato la mia attenzione. Un camion parcheggiato lungo la strada trasportava due cabine telefoniche, di cui una era quella che da tempo si ergeva sul marciapiedi vicino alla cartolibreria di Miriello. Mi sono soffermato a osservarla, quasi come se fosse pronta a sottrarre qualcosa di prezioso dai meandri del mio passato.

Sotto il cielo mutevole degli Anni ’80

La cabina telefonica, nell’epoca degli anni ’80, assumeva una valenza ben oltre quella di un mero dispositivo di comunicazione. All’interno di quegli angusti spazi, i nostri mondi interiori si amalgamavano con l’energia vibrante della città, immersi nel frastuono dei passanti e nel ritmo incessante del traffico, sotto cieli in continua trasformazione che scrutavamo di tanto in tanto, nell’attesa di una risposta imminente. Effettuare una chiamata diventava quasi un rituale: il gettone, con il suo suono metallico, rappresentava un tributo da versare; la scheda telefonica richiedeva un’attenta inserzione nello slot; la cornetta si sollevava con attenzione, i tasti portavano l’impronta del sudore delle dita. Ogni secondo trascorso aveva il suo peso, scandito dal ticchettio inesorabile del contatore. L’esperienza non era certo confortevole, ma costituiva il nostro legame imprescindibile con il mondo esterno.

GETTONE TELEFONICO
GETTONE TELEFONICO

La resistenza emotiva alla fine delle cabine telefoniche

Nel 2015, quando in Italia venne proposto l’abbattimento di diecimila cabine telefoniche, si registrarono solo centocinque istanze d’opposizione. Fu una resistenza di natura emotiva, più che pratica. Il legame con le cabine si era sciolto silenziosamente, quasi senza che ce ne accorgessimo. Nonostante ciò, le cabine telefoniche rimangono radicate nel nostro immaginario collettivo: simboli di un’era passata, di storie personali e collettive, di un dialogo tra l’uomo e la tecnologia che continua a evolversi e sorprenderci.

La genesi

Per risalire alle radici di questo oggetto iconico, elevato al rango di patrimonio culturale in Norvegia, dobbiamo fare un salto indietro al 1889, nello stato del Connecticut. Fu in quel periodo che William Gray, dopo essere stato negato l’uso di un telefono in una vicina fabbrica per chiamare un medico, trasse ispirazione per creare il primo prototipo di cabina telefonica. Questo modello innovativo era dotato di una campana attivata da un gettone che segnalava il pagamento, dando così inizio alla conversazione. L’invenzione iniziò a diffondersi sulle strade americane, diventando indispensabile per i lavoratori dei servizi di trasporto nelle zone più remote.

Il 1921 vide l’arrivo delle cabine telefoniche a Londra e, nel 1924, con l’introduzione del modello K2, queste acquisirono l’inconfondibile colorazione rossa. In Italia, invece, le cabine telefoniche fecero la loro prima apparizione nel 1952 a Milano, specificamente in Piazza San Babila e XIV maggio. Questi manufatti, nati da un’esperienza singolare negli Stati Uniti, divennero presto un elemento essenziale nel tessuto urbano, trasformandosi da mere soluzioni pratiche a simboli visivi iconici nel corso del tempo.

Cabina telefonica londinese
Modello K2 tipica cabina telefonica londinese

Matrix e oltre: Il fascino delle cabine telefoniche nel Cinema

Oggi, la cabina telefonica emerge come un reliquato archeologico di un’epoca meno frenetica, evocando una curiosità quasi mitologica in chi la contempla. La sua presenza, come una sentinella di vetro e acciaio sui marciapiedi delle città e nelle stradine dei paesi, si è inscritta nella nostra fantasia, arricchendo il panorama narrativo della letteratura, dei fumetti e del cinema. Le cabine telefoniche sono state vere protagoniste sul grande schermo, da film italiani a produzioni internazionali.

Uno di questi film che mi torna alla mente è “In linea con l’assassino”, un thriller del 2002 diretto da Joel Schumacher e interpretato da Colin Farrell. La trama si svolge principalmente intorno a una cabina telefonica situata in una strada affollata di New York City. La cabina diventa una sorta di prigione per il protagonista, Stu Shepard, interpretato da Colin Farrell, intrappolato dopo aver risposto a una chiamata minacciosa da un misterioso cecchino.

In linea con l'assassino, film cabine telefoniche
In linea con l’assassino, film cabine telefoniche

Un altro film che merita una menzione è “Matrix” del 1999, scritto e diretto dai fratelli Wachowski. In questo film di fantascienza, una cabina telefonica diventa il mezzo attraverso il quale si accede a Matrix, fungendo da “punto di contatto” tra il mondo reale e quello simulato. La cabina telefonica diventa il luogo in cui il personaggio principale, Neo, viene estratto dalla simulazione di Matrix e si risveglia nel mondo reale.

Matrix, cinema, film cabine telefoniche
Matrix, cinema, film cabine telefoniche

Ma oggi, queste rovine del ventesimo secolo non si ergono più sulle strade italiane. Ci ricordano che ogni epoca crea simboli, spettando a noi trovare l’ispirazione di ciò che possono rappresentare. Forse in futuro, dedicheremo un approfondimento alle cabine telefoniche nel cinema. Nel frattempo, guardiamole con occhi nostalgici, simboli di un passato che ha plasmato il nostro presente.

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