Alla scoperta di Pietra Cappa: tra storia e natura nell’Aspromonte

pietra cappa
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Pietra Cappa: la maestosa regalità di una roccia enigmatica e il patrimonio millenario degli eremi basiliani nel cuore dell’Aspromonte

Nella maestosa cornice dell’Aspromonte, si erge possente e misteriosa la regina delle rocce: Pietra Cappa, un monumentale monolito che domina la vallata delle Grandi Pietre. Considerato uno dei più imponenti geositi in Europa, questo enigmatico gigante di pietra è diventato il simbolo stesso del Parco Nazionale dell’Aspromonte, rappresentando un capitolo significativo della storia e della cultura millenaria di questa regione.

Il suo nome, apparentemente estraneo all’alfabeto inglese, ha radici profonde nel passato. Nei documenti medievali si fa riferimento a Pietra Cauca, con un significato che evoca una pietra vuota, modellata e scavata dai capricci degli agenti atmosferici nel corso dei secoli. Tuttavia, il toponimo non si limita soltanto a Pietra Cappa, bensì si estende all’intera area circostante, dove numerose altre formazioni rocciose, seppur di dimensioni più contenute, celano grotte e anfratti, evocando paesaggi che richiamano alla mente l’atmosfera suggestiva della Cappadocia.

Già nell’alto medioevo, fu proprio da terre orientali che numerosi eremiti basiliani giunsero in questo territorio, cercando rifugio nelle riparate grotte. Questi asceti, in cerca di luoghi solitari ma con una vista panoramica mozzafiato, scelsero queste rocce come dimora, beneficiando di un ambiente in cui potevano essere nascosti, ma allo stesso tempo, controllare con facilità ampi tratti di territorio circostante.

Una civiltà antica e austera, testimoniata dalle minuscole chiese dall’architettura umile ma di una bellezza senza tempo, quasi come se volessero fondersi armoniosamente con la natura stessa che le circonda. L’intero territorio attraversato da questa escursione è intriso di questa cultura millenaria. Ancora oggi, sulle rocce di San Pietro, si possono scorgere i segni delle nicchie scolpite dagli asceti nella pietra viva. Lungo il percorso da Pietra Cappa all’abitato di Natile, si trova una località chiamata Afrundu (una variante del termine greco acrantos che significa puro, un epiteto spesso dedicato al Signore), dove un tempo sorgeva una grangia di origine greca, un monastero con annesso podere. Sulla cima di Pietra Cappa si possono ancora notare tracce di antiche costruzioni, mentre ai piedi della stessa si ergono i resti della chiesa di San Giorgio, con il suo pavimento decorato in marmo policromo e le possenti colonne che sorreggevano cupole ormai scomparse.

L’ambiente naturale che circonda questo luogo è altrettanto suggestivo, caratterizzato da terrazzamenti di uliveti e campi coltivati, che, man mano che si sale in quota, lasciano spazio alla tipica macchia mediterranea, per poi cedere il passo a un rigoglioso bosco di lecci e castagni, alcuni dei quali sono veri e propri monumenti viventi della natura. I panorami che si possono ammirare da questa posizione privilegiata spaziano sulla vallata del Careri e di Platì, abbracciando i maestosi costoni che si protendono dai piani dello Zillastro e l’incantevole amba di Gerace. In ogni angolo di questo luogo, la storia e la natura si fondono armoniosamente, raccontando le antiche leggende e i segreti nascosti di Pietra Cappa e dei suoi dintorni.