“Il signore delle formiche”, Gianni Amelio denuncia l’Italia omofoba e bigotta

La locandina del film "Il signore delle formiche" di Gianni Amelio (fonte: Facebook)

Si sta parlando molto dell’ultimo film di Gianni Amelio e le aspettative sono molto alte per la visione de “Il signore delle formiche”.

L’ultima creatura del famoso regista catanzarese contiene al suo interno una denuncia sociale; infatti, il quarto film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta l’orrore della persecuzione giudiziaria subìta dall’intellettuale omosessuale Aldo Braibanti, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.

Sebbene siano fatti successi tanti anni fa, il tema è attualissimo non solo per i risvolti sociali, ma anche per quelli politici relativi alle recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni riguardo l’omosessualità.

Infatti, Amelio ha riferito, attraverso i microfoni dell’Ansa, che nel film “c’è risonanza nell’oggi, nella violenza contro i diritti della persona”.

Quella di Braibanti è ormai una storia quasi dimenticata. Braibanti era poeta, drammaturgo, ex partigiano, ex comunista e appassionato mirmecologo. Un intellettuale che ebbe l’unica colpa di amare un altro uomo sebbene alcune fonti dicano che non ci fu una vera e propria relazione. Durante il processo non ci furono moniti popolari; solo una parte del mondo intellettuale gridò allo scandalo e, per la politica, solo i nascenti Radicali usarono la piazza per protestare. Il tutto, ancora oggi, risulta come una disgustosa doppia violenza per i diritti della persona.

L’accusa di plagio psicologico era un reato mai tirato in ballo fino ad allora

Gianni Amelio asserisce che bisogna dire “no” quando si deve dire “no” sempre, soprattutto quando si parla a sproposito di devianze.

Il piacentino Braibanti, ma anche il suo studente e amante (maggiorenne), anch’egli piacentino, volevano semplicemente vivere la loro storia d’amore, non volevano nuocere a nessuno. Nei fatti, la realtà perbenista e ipocrita li condannò a una vita d’inferno. Braibanti fu processato con la scusa di plagio psicologico e condannato a nove anni di carcere, mentre il giovane studente venne rinchiuso in un manicomio per una malattia inesistente. Quest’ultimo fu addirittura sottoposto all’elettroshock che alla fine gli distrusse il cervello.

Molto cauto è Amelio nel descrivere la madre del ragazzo. Nonostante fosse stata d’accordo per l’elettroshock, il regista non la condanna totalmente poiché vittima dei tempi e dell’ignoranza. La donna infatti pensava di aiutare il figlio e non di causargli un danno. Ciò che però condanna fermamente è quell’italietta bigotta della quale la famiglia del ragazzo faceva parte. Un Paese in pieno boom economico, ma ancora ancorato a ideali fascisti.

La famiglia era conservatrice e cattolica, non poteva resistere di fronte a una relazione non convenzionale, autorizzando però il calvario di una giovane vita dentro un manicomio.

Ed è proprio il quadro di una società retrograda che si descrive. Il film non solo dona giustizia a una storia non compresa, ma è l’occasione per raccontare ciò che eravamo, ciò che dovremmo essere e ciò che ancora siamo.

Il famoso regista sottolinea che quello che è successo allora non dovrebbe ripetersi, ma purtroppo è la stessa storia a riproporsi sotto vesti diverse; quindi, tutto succede nuovamente, senza esserne consapevoli.

In tutto ciò emerge la violenza, la crudeltà umana e il disprezzo per la persona che si ritrova senza diritti e senza libertà di scelta.

Il signore delle formiche di Gianni Amelio è l’occasione per parlare di temi sociali manipolati dalla politica

Nel film, il dramma di Braibanti e del giovane studente “plagiato” viene enunciato da un giornalista dell’Unità che intende raccontare il processo senza le censure e ovviamente incontra grandi difficoltà. Infatti, parallelamente all’ingiustizia che deve subire chi è omosessuale, è anche l’occasione di parlare delle pressioni che subiscono i lavoratori “non allineati“. Il giovane giornalista, interpretato da Elio Germano, è sottoposto a diverse pressioni affinché di quella storia se ne parli in un certo modo.

Bisogna pensare che in quegli anni il PCI non era un partito progressista, soprattutto in temi sociali e relazionali. È abbastanza noto che anche le donne non avevano un ruolo pari all’uomo.

Gianni Amelio non ha solo diretto il film, ma ha anche scritto la sceneggiatura. Per la scrittura si è avvalso di due giovani autori: Edoardo Petti e Federico Fava. L’intenzione del regista è quella di riportare alla luce un caso giudiziario clamoroso, ma non solo. La persecuzione di un intellettuale e del suo compagno per motivi sessuali diventa l’occasione per parlare di temi sociali che sono ancora attuali.

– Gianni Amelio e la costruzione dei protagonisti

Luigi Lo Cascio interpreta Aldo Braibanti, ma non lo si propone come un personaggio da santificare, anzi – al contrario – è una persona poco empatica e arrogante. Non è infatti la persona a essere giudicata né il suo stile di vita, ma il sistema sociale che lo condanna a non essere omologato.

Il giovane studente è invece interpretato da Leonardo Maltese, un personaggio che dà l’opportunità di parlare della famiglia di allora, ma anche di quella di oggi. Durante il processo, il ragazzo nega di essere stato plagiato e di non essere soggiogato dalle idee politiche di Braibanti. Ma nonostante ciò, i giornali di destra ritraggono l’artista come un mostro.

Quel doloroso e lungo processo non fu solo un caso giudiziario denominato “Il caso Braibanti”, fu soprattutto un caso politico che portò successivamente all’abrogazione del reato di plagio. Ci vollero ben 13 anni per arrivare ad abolire questa legge, ma fino al 1981 – sebbene l’omosessualità non fosse un reato – era la scusa ideale per condannare chi veniva percepito come “diverso“.

Emergenze di un pensatore libertario

Ogni conoscenza degna di questo nome si muove, attraverso una memoria selettiva, verso le interminabili praterie del non conosciuto, negando drasticamente ogni tentazione di inconoscibilità. Ne consegue una totale relatività di ogni verità, di ogni etica, di ogni estetica. Etica e conoscenza si identificano nel rispetto e nella difesa della vita.” (Aldo Braibanti)

Per visionare il trailer ufficiale Il signore delle formiche

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