Proprio un anno fa è stata approvata dal Parlamento la legge 199 per il contrasto al fenomeno del caporalato che è entrata in vigore il 29 ottobre 2016. Una legge di civiltà – dichiara Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – che possiamo dire è nata anche in Calabria. Una legge che deve essere esportata, posta all’attenzione mondiale poiché senza dubbio le nostre produzioni subiscono una concorrenza sleale in quanto, un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori. Si stima che siano coltivati o allevati all’estero oltre il 30% dei prodotti agroalimentari consumati in Italia anche da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti sociali dell’Unione Europea e dell’Italia. Un “caporalato bianco e invisibile” che purtroppo passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani. E tutto questo accade nell’indifferenza delle Istituzioni nazionali ed europee che anzi spesso – denuncia la Coldiretti – alimentano di fatto il commercio dei frutti dello sfruttamento con agevolazioni o accordi privilegiati per gli scambi che avvantaggiano solo le multinazionali. Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato ed è necessario, invece, che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale. Un esempio di quello che accade, è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l’annuncio della loro chiusura. Nel 2016 sono aumentate del 36% le importazioni in Italia di concentrato di pomodoro dal Paese asiatico che hanno raggiunto 92 milioni di chili, pari a quasi il 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. E’ di casi simili ci sono in tutto il mondo. Nella nostra regione, riscontro una grande maturità delle aziende agricole e alla vigilia della grande raccolta degli agrumi l’itera filiera agrumicola che va dal mediatore alla distribuzione- osserva Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – deve, qualificarsi in quanto ad eticità e trasparenza: garantire i diritti delle aziende agricole e dei lavoratori e non macchiarsi, soprattutto alle nostre latitudini, di comportamenti sleali. Ricordiamo che il prezzo all’agricoltore compresa la raccolta, non può essere al di sotto di 35 centesimi, oltre Iva, al kg. per le clementine e 30 centesimi per le arance. Purtroppo accade invece che nella filiera – precisa – i vari soggetti (ancora troppi a dir la verità) che vanno dal mediatore alla distribuzione sottopagano il prodotto, e alimentano lo sfruttamento dei lavoratori e la chiusura delle aziende agricole compromettendo la competitività di un comparto strategico della Calabria. Non pagare sotto il costo di produzione – sottolinea – è un imperativo e questo deve essere sancito, come prevede la Legge, da contratti scritti. Abbiamo davanti tutti gli elementi per spingere verso una fase di maturità contemperando il reddito delle aziende con i diritti dei lavoratori.
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