Oro bianco e storia antica: il fascino dei Diapiri Salini di Casabona

Diapiri Salini di Zinga
Diapiri Salini di Zinga

I Diapiri Salini di Zinga: capolavori geologici unici nel paesaggio di Casabona

Situato maestosamente su un colle di Arenaria, nel cuore del territorio bagnato dalle acque del Fiume Vitravo, il pittoresco comune di Casabona, nella provincia di Crotone, cela un segreto geologico straordinario – un complesso di diapiri salini tra i più significativi in Calabria. Questo affascinante paesaggio, dalle origini incerte ma avvolte in leggende, è arricchito dalla storia e dalle peculiarità naturali che lo rendono un gioiello unico da preservare.

Gli storici dibattono ancora sull’origine del nome “Casabona”, con due teorie predominanti. Alcuni suggeriscono che derivi da “Casa Bona”, riferendosi a un luogo dove la vita è particolarmente piacevole. Altri, invece, ipotizzano un legame con la produzione di formaggio, “Casu bonu”. Questo villaggio, con poco più di 2.000 abitanti, ha radici profonde nell’allevamento e nell’agricoltura, che erano le principali attività. Tuttavia, il suo vero tesoro risiede nei Diapiri Salini di Zinga, un fenomeno geologico “unico in Europa”, come afferma Mario Cimieri, vicepresidente di Italia Nostra – Casabona e Valle del Neto. Questi diapiri salini, conosciuti anche come diapiro, si possono trovare solo in Iran, tra i monti Zagros, e in luoghi distanti come Spagna e Messico.

Ma cosa sono esattamente i diapiri? Secondo Mario Cimieri, si tratta di rocce evaporitiche sedimentarie che si sono formate in seguito a un evento geologico avvenuto circa 5,6 milioni di anni fa, durante la crisi di salinità del messiniano. Durante questo periodo, a causa della chiusura dello Stretto di Gibilterra, il Mar Mediterraneo iniziò a evaporare, lasciando depositi di sale sulle rocce di Calabria e parte della Sicilia. Nel corso del tempo, questi depositi si compattarono e grazie a movimenti tettonici, si formarono le imponenti strutture dei diapiri salini. Questi fenomeni prendono il nome dalla parola greca che significa “penetrare”, in riferimento al modo in cui le rocce penetrano altre rocce, dando vita a strutture spettacolari, talvolta alte anche 30 metri.

Studi condotti nel corso degli anni dal professor Rocco Dominici dell’Università della Calabria hanno permesso di compiere un vero e proprio salto nel tempo, circoscrivendo le condizioni di salinità e temperatura del Mar Mediterraneo di oltre 6 milioni di anni fa. All’interno delle rocce dei diapiri, gli studiosi hanno rinvenuto tracce di microalghe. In collaborazione con l’Università della Norvegia e la città di Bergen, i docenti dell’Università della Calabria stanno addirittura cercando di “riportarle in vita”, un’impresa che ricorda il film “Jurassic Park”, dove i dinosauri venivano riportati in vita.

Le rocce dei diapiri salini sono state sfruttate per l’estrazione del sale fino agli anni ’60, ma ancor prima, in epoca greca e romana, il fiume Vitravo era navigabile e il territorio era un punto di estrazione del sale, considerato un vero e proprio “oro bianco”. In un’epoca in cui l’energia elettrica era assente, il sale svolgeva un ruolo fondamentale nella conservazione degli alimenti. Questa tradizione è stata tramandata nel tempo e persino oggi gli anziani della piccola frazione di Zinga e del comune di Casabona prelevano il sale per preservare la carne.

Casabona, con la sua storia geologica straordinaria e le sue tradizioni radicate, rappresenta un tesoro nascosto che merita di essere scoperto e valorizzato. I diapiri salini di Zinga, unici nel loro genere, ci ricordano l’antica connessione tra l’uomo e la terra, e il modo in cui la natura stessa ci offre risorse preziose che plasmano il corso della storia e dell’evoluzione umana.