Le lezioni da trarre dal mea culpa di Chiara Ferragni

Chiara Ferragni durante il video messaggio

Chiara Ferragni chiede scusa: cosa imparare sulla responsabilità morale

Chiara Ferragni si scusa pubblicamente con gli italiani per l’affare del pandoro Balocco attraverso un video su Instagram. Indossando un abito grigio e con voce rotta, l’influencer riconosce l’errore nel caso del pandoro venduto a un prezzo triplicato nel 2022 per una raccolta fondi, i cui proventi non sono mai arrivati all’ospedale previsto, ma sono stati depositati sui conti delle società di Ferragni. L’antitrust ha inflitto una multa, compromettendo l’immagine della Ferragni. Nel video, la Ferragni si scusa e annuncia la devoluzione di un milione di euro all’ospedale di Torino, dichiarando che separerà le attività benefiche da quelle commerciali. Riconosce l’errore di comunicazione, annunciando che impugnerà la multa e, se inferiore, aggiungerà la differenza al milione donato. Promette di rimanere in contatto con l’ospedale per monitorare l’utilizzo dei fondi e spera che dall’errore possa derivare qualcosa di costruttivo. La reazione pubblica è divisa tra chi apprezza le scuse e chi continua a criticare la situazione.

Ecco il contenuto trascritto del video messaggio

«Sono sempre stata convinta che chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene.
Questi sono i valori che hanno sempre spinto me e la mia famiglia. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli. Gli insegniamo anche che si può sbagliare, e che quando capita bisogna ammettere, e se possibile, rimediare all’errore fatto e farne tesoro.
Ed e quello che voglio fare ora. Chiedere scusa e dare concretezza a questo mio gesto: devolverò 1 milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini.
Ma non basta: lo faccio pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficienza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali. Perché anche se il fine ultimo è buono, se non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione, può ingenerare equivoci.

Come ho già detto nei giorni scorsi, impugnerò il provvedimento dell’AGCM perché lo ritengo sproporzionato e ingiusto. Il mio errore in buona fede è stato legare con la comunicazione una attività commerciale a una di solidarietà. Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio.
Ma, se la sanzione definitiva dovesse essere – come spero – inferiore a quella decisa dall’Agcm, la differenza verrà aggiunta al milione di euro.

Nei prossimi giorni parlerò con il Regina Margherita per capire come l’ospedale utilizzerà la somma da me donata e vi racconterò periodicamente gli aggiornamenti.
Il mio errore rimane ma voglio far si che da questo errore si generi qualcosa di costruttivo e di positivo.
»

Cosa dovremmo capire da questo messaggio?

Sul caso pandoro si è scomodata anche la premier Meloni che ha accusato, senza fare nomi, la mancanza di serietà degli influencer. A questo attacco ha risposto un indispettito Fedez, marito della Ferragni, in quanto ha delle società che fanno beneficenza. Che la risposta fosse poco idonea, vista la situazione delicata, è un altro discorso. Lui intanto ha definito la moglie “indipendente” da lui e ha tenuto a sottolineare questo aspetto.

Al di là di questo, se veramente c’è stato un errore nella comunicazione tra le società della Ferragni e la Balocco, perché non rispondere subito alle accuse poco velate di Selvaggia Lucarelli quando, per prima, sollevò dubbi sulla trasparenza raccolta fondi del pandoro?

Se è vero che a interfacciarsi con la Balocco non c’era direttamente la Ferragni, ma i suoi dipendenti, è mai possibile che lei fosse completamente all’oscuro visto che la Balocco aveva avvisato che la pubblicità era palesemente ingannevole? Poco credibile che non avesse letto neanche una carta, visto anche i dubbi sollevati dalla stampa. Un imprenditore ha sempre l’ultima parola.

Diciamoci la verità: in questa storia non ne esce nessuno pulito. Anche il video, studiatissimo, lascia volutamente fuori dettagli importanti. Abbagliati dalle scuse pubbliche, da un’immagine ovviamente sotto tono (poco trucco, colori non colore, felpa da casa, ecc), da un testo (chiaramente scritto a tavolino) recitato e proposto come sentito, da cifre che per un italiano medio sono da capogiro, il buon italiano in pieno clima natalizio non può non credere alla buona fede. E il buon italiano ha acquistato il pandoro pink non sicuramente per fare beneficenza, ma per lo zucchero rosa griffato. Questa è la poco dolce verità.

Purtroppo però le email parlano chiaro e la sanzione ci sarà. Forse non sarà di oltre il milione di euro, ma ci sarà. Anche sul discorso soldi ci sarebbe un po’ da capire. Si parla di milioni di euro come fossero bruscolini, tutto ciò non stona con un look dimesso?

A leggere i commenti sotto i post dell’influencer viene fuori i ritratto dell’Italia. Un po’ credulona, un po’ maligna, un po’ invidiosa e un po’ “io lo sapevo che era tutta fuffa“. Poi ci sono anche i cinici con “chissà quante volte ha fregato e non lo sappiamo“. Chiaramente, si sono scatenati i più creativi con meme simpatici e anche al vetriolo. La satira tagliente di Spinoza.it non è mancata: “Chiara Ferragni accusata di aver lucrato sui bambini. La notizia è che non sono i suoi.

Sicuramente la Ferragni non perderà carisma né tantomeno follower sebbene qualcuno abbia detto che tanti hanno pigiato il tasto di “unfollow” in queste ore, ma sono veramente pochi. Il potere dell’immagine, del cotto e mangiato, la superficialità regna sovrana e purtroppo anche la beneficenza viene intrappolata in questa fumosa vaghezza tra buoni propositi e realtà. E la realtà è fatta sicuramente di convenienza economica.

Perciò sarebbe da chiedersi: se la AGCM non fosse intervenuta, le società della Ferragni avrebbero fatto pubblica ammenda dicendo “scusate, abbiamo sbagliato“?

Chiara Ferragni multata: l’affare Balocco era per finta beneficenza

Il meme creato da Spinoza.it