Stracciatella in brodo: storia di una ricetta che è anche antipasto

Quando si parla si stracciatella spesso si crea confusione perché non si capisce se ci riferiamo al gelato, al formaggio o alla zuppa con l’uovo.

Oggi è proprio di questa zuppa calda che vorremmo parlare poiché è anche legata in qualche modo al Natale e alle giornate fredde invernali.

Si tratta di un gustoso piatto del centro Italia, ma ormai ampiamente diffuso in tutta la penisola, veloce, ma sostanzioso. La sua ricetta varia a seconda della zona, ma conserva grossomodo tutte le caratteristiche essenziali un po’ ovunque.

Come nasce la stracciatella?

La sua nascita è datata a metà dell’800 quando per utilizzare il brodo di gallina restante usato per le feste natalizie si pensò di aggiungere l’uovo per creare un nuovo piatto.

Nel Lazio è rimasta la tradizione del Natale. Infatti, la stracciatella viene servita prima di iniziare il pranzo, come un antipasto.

La ricetta romana prevede come ingredienti: uova sbattute, brodo caldo, parmigiano grattugiato, noce moscata e la buccia di limone grattugiata.

In altre zone, come le Marche o l’Abbruzzo, si possono aggiungere anche altri ingredienti come il semolino, il pepe o la pasta, ma nella sostanza la ricetta cambia poco.

In Emilia Romagna è conosciuta come tardura o minestra del paradiso e venne ampiamente descritta da Pellegrino Artusi.

Una versione simile, è presente anche nella cucina istriana, dove prende il nome di “pasta butada” cioè “buttata”, dal fatto che la sua preparazione consiste nell’appunto “buttare” nel brodo bollente, aiutandosi con una forchetta, la pastella di farina, uova, burro e grana.

Il nome di stracciatella è dovuto al fatto che l’uovo sbattuto nel brodo bollente prende la forma di piccoli straccetti che galleggiano nel piatto.

Una ricetta povera nata per i poveri che non potendosi permettere la carne ne gustavano almeno il brodo di essa con una sostanza gustosa.

Stracciatella: come è nata e si è diffusa nel mondo