Gioacchino da Fiore: il ricordo di un maestro spirituale

Gioacchino da fiore
Gioacchino da fiore

Eterna memoria di Gioacchino da Fiore: celebrazione dell’822° anniversario della sua morte e dei miracoli presso San Giovanni in Fiore

Oggi, 30 marzo, segna l’822° anniversario della morte di Gioacchino da Fiore, una figura di rilevanza storica e religiosa che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’abbazia florense. Secondo antiche fonti biografiche, il 30 marzo 1202, durante i primi Vespri della Quinta Domenica di Quaresima, Gioacchino da Fiore concluse la sua vita terrena a San Martino di Canale. In quella solenne occasione, numerosi monaci e gli abati di Corazzo, della Sambucina e di Santo Spirito di Palermo furono testimoni di un evento straordinario. Come narrato da Luca di Cosenza nella “Synopsis virtutum”, durante il sabato in cui si intonava il canto del Sitientes, Gioacchino da Fiore non provò alcun dolore alla fine della sua vita mortale e, come descritto poeticamente, si affrettò verso le sorgenti delle acque come un cervo.

Successivamente, i suoi seguaci decisero di trasferire la sua tomba a Fiore, dove fu collocata in un cenotafio appositamente preparato. Come riportato da Giacomo Greco nella Chronologia del 1612, le reliquie di Gioacchino vennero traslate nella nuova chiesa abbaziale di San Giovanni in Fiore entro il 1226, dove trovarono riposo nella cappella di destra del transetto, dedicata alla Vergine, in una tomba terragna.

Il complesso abbaziale di San Giovanni in Fiore, eretto tra il 1195 e il 1234 in località Faraclonio o Faradomus, diventò la sede principale dell’ordine florense dopo la distruzione del protocenobio di Jure Vetere, ereditandone anche il nome. Sulla tomba di Gioacchino fu inciso il primo distico di un inno, attribuito a Pietro di Matera, che recita: “Hic Abbas Floris coelestis gratia roris” (Questi è l’Abate di Fiore, grazia di rugiada celeste).

La tomba di Gioacchino da Fiore divenne presto oggetto di venerazione e testimonianza di numerosi miracoli. Nel 1346, i monaci florensi registrarono una raccolta di tali miracoli, mentre nel 1614 Giacomo Greco li trascrisse in un manoscritto intitolato “I miracoli operati, con l’aiuto di Dio, dal venerabile abate Gioacchino, fondatore dell’Ordine florense”. Tra i miracoli narrati, si ricordano guarigioni miracolose, protezioni divine e segni di intervento celeste, tutti avvenuti presso la tomba di questo venerabile abate.

Come osserva Antonio Maria Adorisio in “I miracoli dell’Abate”, pubblicati dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti nel 1993, l’immagine di Gioacchino da Fiore emerge come quella di un maestro, un padre misericordioso e un compagno di viaggio, rendendolo più accessibile anche alle persone comuni e arricchendo la sua figura di una dimensione umana e quotidiana, accanto alla sua aura di mistico contemplatore dei misteri divini e delle Sacre Scritture.

In occasione di questo anniversario, la sua memoria continua a essere onorata e celebrata, testimoniando l’impatto duraturo che ha avuto sulla fede e sulla spiritualità di generazioni di fedeli.