Lamezia terme, la cardiologia del “Giovanni Paolo II” trasuda umanità

Ospedale
Ospedale Lamezia Terme

In Calabria, una terra troppo spesso maltrattata per quanto riguarda la sanità, ci sono degli ospedali in cui un reparto è come una grande famiglia. Nel caso specifico parliamo del reparto di cardiologia dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme (CZ). Quella che vi andremo a proporre qui di seguito è la testimonianza di Gianfranco Riccelli, il quale ha assistito, nella giornata di ieri, ad un momento di dolore e, al tempo stesso, di gioia ma anche di grande umanità da parte degli operatori sanitari.

La testimonianza integrale pubblicata sul profilo Facebook del Sig. Riccelli

 Terapia Intensiva all’interno del nosocomio Giovanni Paolo II di Lamezia Terme (CZ). Reparto di Cardiologia. Oggi, in una giornata apparentemente tranquilla, verso le 11.30, sento urlare un infermiere e, via via, tutto un susseguirsi di magliette blu (la divisa del personale in servizio) correre chi ad un armadietto, chi al telefono, chi ad aprire e chi a chiudere una porta. Noto (per motivi del mio lavoro pregresso e deviata deformazione professionale) che, nonostante i piccoli spazi, nessuno intralciava un altro nelle proprie attività. Tutto si svolgeva con inevitabile concitazione ed altrettanto ordine. Tutti sapevano quello che dovevano fare e tutti sapevano quello che dovevano fare gli altri. Tutto si svolgeva con la giusta ‘fretta’ e tutto era caratterizzato da una professionalità di alto livello. Io non sono un medico e non vi potrò raccontare quello che è successo e quello che queste persone hanno ‘professionalmente’ eseguito. Posso affermare che tutto, anche l’arrivo del ‘rianimatore’, ha destato in me sentimenti mai sopiti. Di stupore, di affetto, di orgoglio! Ho notato che il personale, nel momento cruciale della crisi (perchè di una crisi cardiaca di un paziente ricoverato stiamo parlando) chiamava il malcapitato per nome, quasi fosse un vecchio amico d’infanzia, il conoscente della porta accanto. Nella mia precedente vita, sempre per deviata deformazione professionale, ho imparato a riconoscere chi sta per abbandonare questa terra e, purtroppo, con la morte tante volte ci ho giocato a rimpiattino. Ho capito…la faccio breve! Il paziente è stato rivitalizzato, anzi…è stato fatto resuscitare dopo circa un’ora di applicazioni mediche, massaggi e, perchè no (?), di incitazioni alla vita che il personale medico e paramedico pronunciava sommessamente e poi, quasi per sfogo, ad alta voce, cercando di imporre la propria volontà. Tutto questo si svolgeva, pensate un po’, tutelando la privacy del malcapitato (inserendo dei separe’) perchè è pur sempre di un uomo che si sta parlando…di un signore che aveva un nome…e che aveva diritto ad essere tutelato. L’ho detto: ho provato orgoglio! Ho capito…la faccio breve! Il signore si è salvato. il signore lo hanno salvato. Da subito, presente, il Primario del Reparto di Cardiologia Dott. Roberto Ceravolo. E mi scuserà, il Dott. Ceravolo se approfitto di Lui e della Sua personale conoscenza per fare i complimenti alla sua ‘equipe’. Non sono complimenti ‘medici’ o ‘professionali’. Non ne sono in grado… e nemmeno mi permetterei mai. Sono complimenti per la grande umanità, la grande umiltà, l’immensa dedizione che oggi la vita mi ha regalato, mi ha donato e mi ha fatto toccare con mano. Vedere quei volti sudati, stanchi, paonazzi ma sorridenti e soddisfatti è stata una bellissima cosa. Una delle più belle che mi potevano capitare in un ospedale: non ci avrei mai scommesso!!! Non conosco i nomi dei Suoi collaboratori e delle Sue collaboratrici, dottore, ma non serve. Non serve conoscere i nomi dell’umanità diffusa. Se può ringrazi i Suoi uomini e le Sue donne. Grazie a Lei, Dott. Ceravolo. Grazie a Lei ed a loro. Oggi sono un pò più in pace col mondo!!!

Importante guardare ad esempi come questi per far crescere il movimento sanitario calabrese a livello nazionale

Questi esempi di buona sanità sono necessari sia a livello locale che nazionale. Per di più, hanno una ricaduta positiva sulla popolazione, la quale ha la possibilità di ritornare a credere nei medici della propria regione e può evitare viaggi dispendiosi in termini di energie e di denaro per farsi curare da luminari di nosocomi del nord. Inoltre, ciò è importante anche a livello nazionale per far riprendere quota ad una regione che è stata sempre tra le ultime ad essere considerata.

Crescere si può ma bisogna farlo in maniera corretta, partendo dalla professionalità unita ai rapporti umani.

Maurizio Ceravolo