Il bilancio di Legambiente e Libera sugli ecoreati è inclemente: la Calabria, risulta settima nella classifica assoluta ed è invece al primo posto in quella di disastro ambientale che è il reato più grave
Dallo studio effettuato da Legambiente, più del 40% dei reati si concentra in quattro regioni note anche per la presenza mafiosa e cioè: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. La Calabria, settima nella classifica assoluta, è al primo posto, con ben 59 reati, per quanto riguarda il disastro ambientale.
Un disastro ambientale si verifica quando un evento o un’azione causa danni significativi all’ambiente naturale, come l’inquinamento di aria, acqua o suolo, la perdita di biodiversità o il degrado degli ecosistemi. Questi disastri possono essere causati da incidenti industriali, sversamenti di petrolio, deforestazione, emissioni di gas serra o altre attività umane che disturbano l’equilibrio naturale. Sono spesso molto gravi perché possono avere effetti duraturi sulla salute delle persone, sugli animali e sulle piante, oltre a compromettere le risorse di cui tutti abbiamo bisogno.
A rendere pubblici i dati sono Legambiente e Libera. Dati che verranno discussi durante una conferenza ControEcomafie, prevista a Roma per il 16 e 17 maggio, presso il Dipartimento di Giurisprudenza di RomaTre, in collaborazione con la stessa Università e l’associazione “Casa Comune”.
Per quanto riguarda il quadro nazionale, in Italia sono 6.979 i reati accertati da giugno 2015 a dicembre 2024.
Da quando esiste la legge 68/2015 che ha inserito i reati ambientali nel Codice Penale si è avuta una media di un illecito penale ogni tre verifiche fatte.
In questo arco di tempo sono 21.169 i controlli effettuati, 12.510 le persone denunciate e 556 quelle arrestate; mentre il valore economico dei sequestri ammonta a 1,155 miliardi di euro.
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