Giornata della salute mentale 2022, quali erano le cure (aberranti) nel passato?

Un malato mentale curato dai medici (fonte: pillole di storia)

Il 10 ottobre 1992 l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite – ha promosso per la prima volta la Giornata Mondiale della Salute Mentale – the World Mental Health Day – per sensibilizzare la gente contro lo stigma sociale quando si parla di malattie mentali.

Attraverso l’archivio della rivista Focus Storia è stato possibile ricostruire ciò che avveniva nei secoli passati, quando si dovevano affrontare pazienti con problemi mentali.

La medicina e la scienza hanno mutato l’atteggiamento durante i secoli e anche la consapevolezza che la salute mentale è importante tanto quanto quella fisica.

Ogni anno, il 10 ottobre, associazioni e istituzioni organizzano iniziative e promozioni al fine di richiamare l’attenzione su un problema che ancora oggi purtroppo non ha la sua giusta importanza e valutazione.

Come erano gli atteggiamenti e le soluzioni nel confronti della malattia mentale nel passato?

Intanto, occorre dire che in epoche lontane le persone malate non erano affatto considerate tali. Se in alcuni periodi storici si usavano purghe e torture, dall’altro – soprattutto nell’antica Grecia – le persone “stravaganti” venivano addirittura tenute in considerazione e avevano accesso ovunque.

La teoria moderna è che gli oracoli e i profeti fossero persone con disturbi della personalità, forse epilettici, in grado di sentire le voci e di avere delle premonizioni; in pratica erano in grado di essere in contatto diretto con le divinità e con il mondo dei morti. Durante l’Ottocento, nella tradizione slava si credeva che i “folli in Cristo” agissero su ispirazione di Dio.

Ippocrate (ca. 460-370 a.C.) fu uno dei primi a credere che gli epilettici non avessero affatto poteri sovrannaturali. L’epilessia, conosciuta allora come il morbo sacro, secondo lui era solo una questione di umori che potevano influire sul cervello e il suo funzionamento. Gli umori potevano essere la bile o il sangue che potevano agire sugli organi determinando atteggiamenti strani.

I primordiali psichiatri usavano sui pazienti bagni caldi e freddi, purghe, salassi; oppure oppio, se il paziente era agitato, o un infuso di radici di elleboro, se era troppo inibito.

A Roma, Galeno adottò i rimedi umorali di Ippocrate

I rimedi studiati da Ippocrate arrivarono fino a Roma dove Galeno (ca. 129-216) incominciò a curare quella che oggi potremmo definire depressione, di Marco Aurelio. Galeno era il medico personale dell’Imperatore romano e i suoi rimedi prevedevano miele, liquirizia e oppio. La teoria scientifica di allora prevedeva di liberare il cervello dalle sostanze umorali nocive che poi determinavano la malattia.

Sempre a Roma, Dioscoride Pedanio (ca. 40- 90) curava i malati con l’estratto di testicoli di castoro. Il medico, vissuto sotto Nerone, scrisse il trattato di farmacologia Sulle Erbe Mediche che rimase il testo base della terapia medica e psichiatrica per ben 1.800 anni!

Nel Medioevo la malattia mentale era curata dagli esorcisti

Più tardi i sistemi di ricerca e sperimentazione adottati da greci e romani furono completamente rivoluzionati, ma probabilmente ebbero un’involuzione.

Durante il Medioevo, chi aveva dei sintomi collegabili alla malattia mentale non era considerato malato, ma indemoniato. Chi era affetto da castigo di Dio veniva curato da un esorcista che operava con preghiere, acqua benedetta e olio santo. Chi era affetto da questo castigo divino era ovviamente stigmatizzato ed emarginato. Spesso, tali persone venivano confinate in ospizi insieme a prostitute e a criminali.

Torquato Tasso era affetto da manie di persecuzione e dovette subire l’isolamento per ben sette anni. L’idea di fondo era quella di tenere ben separati i cosiddetti strani dalle persone normali. Addirittura si usavano dei battelli – navi dei folli – che li portavano lontano dalla civiltà, in modo da non recare disturbo ed era molto sentito il sentimento di vergogna.

I manicomi nel 1800 e Philippe Pinel

Tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 nacquero i primi manicomi, aggiornando la definizione di malato mentale. Il paziente doveva essere liberato da ogni forma di superstizione e studiato come caso di scienza.

Lo psichiatra parigino Philippe Pinel (1745-1826) liberò con un gesto estremo tutte le persone incatenate nell’ospedale-carcere Bicêtre, presso Parigi, poiché dovevano essere curate come malati.

Ma in realtà si passò da una prigione a un’altra.

Dentro i manicomi i malati subivano trattamenti disumani. Venivano applicati “traumi fisici, bagni gelati, letti di contenzione, camicie di forza, catene, salassi, ma anche alla terapia “morale” per indurre il malato a riconoscere i propri errori e a recuperare la razionalità.”

Inoltre, le strutture che accoglievano i malati erano sempre collocate ben lontane dai centri urbani. Nonostante ciò, i manicomi incominciarono a proliferare ovunque: sia in Europa che negli Stati Uniti.

– i campi di lavoro e i freniatri

Successivamente, nacquero le prime cliniche psichiatriche e universitarie, soprattutto in Europa.

Secondo Wilhelm Griesinger (1817-1868) i malati dovevano essere curati con il lavoro nei campi, dando così vita alle prime colonie agricole.

Avvicinandosi al 1900, la figura del medico psichiatra incominciava a delinearsi. I cosiddetti freniatri operavano usando delle nuove cure sebbene i metodi passati ancora fossero di largo uso.

1900: la terapia elettroconvulsivante

Fu in questo periodo che si incominciarono a usare le terapie elettroconvulsivanti.

La TEC, meglio nota come elettroshock, è una tecnica basata sull’induzione di convulsioni sul paziente.

Attraverso il passaggio della corrente elettrica fino al cervello viene praticata la terapia medica studiata dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini.

C’è sicuramente ancora tanta strada a fare per arrivare a risolvere un problema non solo medico, ma soprattutto di cultura.

La malattia mentale è ancora oggi vissuta come una vergogna e spesso non riconosciuta come una malattia.

Purtroppo invece depressione e altre patologie sono molto frequenti, anche determinate da fattori legati al nostro stile di vita e alla nostra cultura.

Oggi è quindi una giornata di riflessione e di dibattito in cerca di soluzioni e proposte.

Parlarne è già un primo passo avanti. Oltre c’è ancora il Medioevo.

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