Il rischio sismico in Italia: 16.307 terremoti registrati nel 2023

Scossa di terremoto
Scossa di terremoto

Terremoti in Calabria nel 2023: scenari sismici critici esaminati dall’Ingv, dal terremoto del 1° maggio alle implicazioni regionali

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha recentemente rilasciato dati allarmanti sull’attività sismica in Italia nel corso del 2023. Con un totale di 16.307 terremoti registrati, il Paese ha vissuto in media quasi un evento tellurico ogni 30 minuti. Questi dati confermano una continuità rispetto all’anno precedente, indicando una stabilità nella frequenza sismica che persiste dal 2019.

La regione italiana più colpita da questa attività è stata la Sicilia, con 181 terremoti di magnitudo pari o superiore a 2.0. Al contrario, la Sardegna ha confermato la sua posizione come la regione meno sismica. La scossa più potente è stata registrata al largo della Calabria il 1° maggio, con una magnitudo di 5.2. La persistenza di questa attività sismica è sottolineata dal fatto che, su oltre 16.000 terremoti, solo 2.018 hanno avuto una magnitudo di 2.0 o superiore.

Il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni, ha sottolineato l’importanza di diffondere la consapevolezza riguardo alla pericolosità sismica. Egli ha dichiarato: “È fondamentale diffondere la consapevolezza della pericolosità sismica e l’importanza di conoscere sempre più la struttura geologica della nostra nazione, al fine di proteggerci sempre meglio dal rischio sismico.”

Inoltre, è interessante notare che, nonostante il numero totale di terremoti, solo una piccola percentuale ha raggiunto magnitudo significative. Dei 16.307 eventi, solo 233 hanno avuto una magnitudo compresa tra 3.0 e 3.9, e soltanto 26 si sono collocati nella fascia tra 4.0 e 4.9. Solo due eventi hanno superato o raggiunto una magnitudo di 5.0, il già menzionato terremoto del 1° maggio al largo della Calabria, e un altro il 16 febbraio nelle vicinanze della costa settentrionale della Croazia, con una magnitudo di 5.1.

La tendenza dei dati sismici degli ultimi anni sembra confermare una diminuzione rispetto alle sequenze sismiche del 2016-2018, che avevano caratterizzato l’Italia centrale, in particolare con la sequenza Amatrice-Norcia-Visso. Tuttavia, alcune sequenze sismiche, come quella iniziata nel 2016 nell’Appennino tosco-romagnolo e altre nelle regioni di Umbria e Campania, continuano a mantenere una certa attività tellurica nel Paese.

In conclusione, la necessità di aumentare la consapevolezza e la comprensione della pericolosità sismica rimane una priorità, con l’obiettivo di proteggere la popolazione e le strutture da potenziali catastrofi sismiche future.