Somministrazione di farmaci falsi: sospesi due medici oncologici a Reggio Calabria

Carabinieri Nas, ospedale Reggio calabria
Carabinieri Nas, ospedale Reggio calabria

Sospensione medica di 12 mesi per l’ex primario e il vice del GOM oncologico, accuse di somministrazione di farmaci falsi, salsificazione di documenti e truffa, rivelate anche pratiche illecite nel settore oncologico

I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) di Reggio Calabria hanno concluso un’approfondita indagine che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Reggio Calabria. Su richiesta della Procura della Repubblica guidata dal Procuratore Giovanni Bombardieri, è stata applicata la misura cautelare del “divieto temporaneo di esercizio della professione medica per la durata di 12 mesi” nei confronti dell’ex Primario dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Oncologia del Gruppo Oncologico Multidisciplinare (GOM) e del suo vice. Questi sono accusati di somministrazione di farmaci guasti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa.

L’indagine, condotta in collaborazione con il Nucleo AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e coinvolgente complessivamente sette soggetti, è stata avviata a seguito di una denuncia presentata da un dirigente medico. Quest’ultimo aveva rilevato delle anomalie nel diario clinico di un paziente oncologico.

Durante le indagini, che si sono svolte da marzo 2021 a dicembre 2022 e hanno coinvolto intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi di oltre 300 cartelle cliniche e testimonianze, è emerso che i due indagati avevano:

Somministrato, tra il 2017 e il 2018, farmaci a 13 pazienti affetti da neoplasie nell’ambito di terapie e protocolli sperimentali senza autorizzazione, per patologie diverse da quelle previste nelle linee guida e senza il consenso adeguato dei pazienti.

In collaborazione con la Direttrice e il Responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici della Farmacia ospedaliera del GOM, attestato nel Registro AIFA dosaggi superiori del farmaco Nivolumab rispetto a quelli effettivamente somministrati ai pazienti, indicando patologie differenti da quelle reali. Questo al fine di ottenere maggiori quantità del farmaco a spese dell’Erario, successivamente dispensate a pazienti privi dei requisiti necessari per la rimborsabilità.

Perseguito tali azioni al fine di pubblicare risultati di pratiche cliniche in pubblicazioni scientifiche, cercando di accrescere la loro reputazione professionale per attirare società farmaceutiche e organizzatori di convegni.

Nel corso delle stesse indagini è emersa anche una truffa di 5.000 euro ai danni dell’azienda farmaceutica Pfizer. Il Primario, in concorso con un altro dirigente medico, una psicologa e il presidente di un’organizzazione non profit, avrebbe ottenuto finanziamenti per un progetto di sostegno psicologico ai malati oncologici mai effettivamente realizzato.

Attualmente, il procedimento penale si trova nella fase delle indagini preliminari, con ulteriori valutazioni di merito da svolgersi in seguito.