Soveria Mannelli (CZ): i Carabinieri donano viveri alle popolazioni bisognose del Kosovo

Soveria Mannelli Carabinieri viveri a popolazione del Kosovo
Soveria Mannelli Carabinieri viveri a popolazione del Kosovo

Questa mattina, presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima di Soveria Mannelli, i Carabinieri del Reggimento MSU (Multinational Specialized Unit) di Pristina hanno caricato alcuni autocarri in dotazione al reggimento con prodotti alimentari e beni di prima necessità da trasportare in Kosovo e consegnare a famiglie bisognose. L’iniziativa è stata promossa dall’UNITALSI di Soveria Mannelli (CZ) ed è stata supportata dalla locale Compagnia Carabinieri che, mediante l’Aliquota Radiomobile, ha scortato gli autocarri, provenienti dai Balcani, fino al Santuario.

I beni, reperiti grazie alle donazioni dei cittadini, sono partiti da Soveria Mannelli alla volta della base Carabinieri MSU di Pristina, a bordo di autocarri del Reggimento Carabinieri MSU del Team Ci.Mi.C.(Cooperazione Militare e Civile) che si occupa di distribuire aiuti umanitari e organizzare attività di formazione/informazione socio-culturale sull’intero territorio del Kosovo. I carabinieri del Team Ci.Mi.C., unità fondamentale nel supporto alla popolazione, provvederanno personalmente alla distribuzione dei prodotti raccolti tra i bisognosi.

Note storiche

L’impegno dell’Arma al di fuori dei confini nazionali risale alla metà del XIX secolo, a pochi decenni dalla costituzione del Corpo. Nel 1855, l’Arma partecipò con un contingente di 52 unità alla campagna di Crimea, svolgendo compiti di polizia nella città di Costantinopoli, accanto alla polizia turca. Da lì in poi, i Carabinieri hanno visto il loro impiego all’estero a Creta, in Macedonia, in Albania, in Cile, in Grecia, e, ancora, in Palestina, in Somalia, in Libano, prendendo parte alle più significative esperienze nazionali condotte sotto egida ONU, NATO, UE, OSCE o di coalizioni internazionali.

A partire dai primi anni’90, nei Balcani l’Arma ha visto crescere il proprio impegno nel mantenimento della sicurezza internazionale, sperimentando quel modello operativo oggi a tutti noto con l’acronimo di MSU: Multinational Specialized Unit. Nel 1997 il Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa, responsabile dell’attuazione degli Accordi di Dayton, avvertì l’esigenza di impiegare in quel Teatro operativo forze di polizia ad ordinamento militare per colmare il cosiddetto “security gap” tra le capacità delle Forze militari – non specificamente addestrate per il mantenimento della sicurezza pubblica con un approccio di prevenzione – e le carenze delle strutture locali di sicurezza.

Fu così che, nell’agosto del 1998, dopo l’approvazione da parte del Consiglio del Nord Atlantico, l’Arma schierò, in Bosnia, il Reggimento MSU con il compito di garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, assistere il ritorno degli sfollati e dei rifugiati, supportare l’insediamento dei governi e contribuire al controllo della crisi, in coordinamento con la missione civile di polizia dell’ONU “International Police Task Force” (IPTF).

La formula si rivelò tanto efficace, da essere replicata in ulteriori analoghi contesti: dall’operazione NATO in Albania, al Kosovo, Stato in cui è tuttora presente un Reggimento MSU, all’Iraq, dove l’attentato del 12 novembre 2003, a Nassiriya, perpetrato contro la base del Reggimento MSU, costò la vita a 19 italiani, tra cui 12 Carabinieri.

A partire dall’esperienza delle MSU, la stessa Unione europea ha sviluppato nel tempo lo strumento delle Unità Integrate di Polizia (Integrated Police Units – IPU), assetti capaci di operare nell’intero spettro delle capacità di polizia, in scenari di sostituzione e di rafforzamento delle polizie locali.

Le Nazioni Unite, invece, hanno colto l’esperienza MSU per sviluppare un ulteriore modello di riferimento: le Unità Formate di Polizia (Formed Police Units – FPU), unità di polizia “robuste”, con capacità prevalentemente di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, in grado di operare nell’ambito di una catena di comando civile.