Crimine organizzato in Calabria: svelate le attività illecite dei ‘papaniciani’

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Papanice

Blitz anti-ndrangheta nelle prime ore di oggi, martedì 27 giugno, con i carabinieri del Ros che hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro, a carico di 43 persone, ritenute legate o vicine alla cosca dei papaniciani. In un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo locale, gli indagati devono rispondere di associazione di tipo mafioso (22 indagati), cospirazione (9 indagati), associazione per commettere frodi con finalità mafiose (3 indagati), ostacolo alla libertà nella scelta dei contraenti, estorsione, concorrenza illecita con minacce o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di beni, partecipazione esterna ad associazione di tipo mafioso, turbativa degli appalti, corruzione in atti pubblici, falsità ideologica e materiale commessa da pubblici ufficiali, scambio elettorale politico-mafioso e truffa aggravata.

L’indagine, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha ricevuto un contributo significativo dal centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro e dall’unità operativa ecologica del Comando Tutela Ambiente e Transizione Ecologica dei Carabinieri, sia per quanto riguarda il filone politico-amministrativo che quello relativo alla criminalità organizzata. Inoltre, le Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro hanno svolto un ruolo fondamentale nell’indagine sulla criminalità organizzata.

Questa indagine si è sviluppata anche attraverso una Squadra Investigativa Comune tra la Procura della Repubblica di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda. Questa collaborazione ha consentito indagini simultanee e interconnesse nei due Paesi, con l’acquisizione in tempo reale di prove derivanti da diverse attività investigative. Eurojust, attraverso il suo membro nazionale italiano, ha garantito un costante coordinamento operativo con le autorità giudiziarie straniere coinvolte, non solo attraverso la creazione della squadra investigativa comune, ma anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

L’indagine antimafia, incentrata principalmente sulla ‘ndrangheta, è stata supportata dalle testimonianze di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e dalle attività investigative condotte in Germania nell’ambito della cooperazione giudiziaria. L’indagine è iniziata nel 2018 e mirava a ricostruire le strutture, le relazioni politico-imprenditoriali e le dinamiche criminali dell’area di Papanice, situata nella provincia di Crotone, con a capo la famiglia MEGNA.

In questo contesto, sono emerse prove convincenti che indicano Domenico MEGNA come il mandante dell’omicidio di Salvatore SARCONE, commesso per riaffermare la propria supremazia dopo il suo rilascio dal carcere. Allo stato attuale dell’indagine, sono emersi anche indizi che evidenziano i molteplici interessi illeciti dei membri dell’organizzazione nel settore immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza e del gioco d’azzardo, inclusa l’imposizione di videopoker nelle sale scommesse o la gestione attraverso prestanome. Questi interessi hanno superato i confini della Calabria, coinvolgendo le province di Parma, Milano e Verona, dove complici e imprenditori operavano nel settore dei trasporti, della ristorazione e del movimento terra per conto della cosca dei “Papaniciani”.

Inoltre, sono emersi indizi di connessioni internazionali con un imprenditore austriaco nel settore ortofrutticolo, che avrebbe beneficiato della creazione di una rete di produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli sfruttando le risorse economiche dell’organizzazione e le condizioni di mercato favorevoli.

È stato anche accertato che i membri dell’organizzazione, con il supporto di hacker tedeschi, avrebbero compiuto operazioni bancarie e finanziarie fraudolente, sia attraverso piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati appositamente utilizzando carte di credito estere e manipolando il funzionamento dei dispositivi di pagamento.

Nel settore politico-amministrativo, l’indagine ha evidenziato l’esistenza di un’associazione per delinquere costituita da amministratori pubblici, imprenditori e intermediari, alcuni dei quali legati alla cosca dei “papaniciari”. Questi individui sarebbero stati in grado di influenzare le decisioni degli enti pubblici di Crotone, come il Comune, la Provincia, l’A.T.E.R.P. (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica) e l’A.S.P. (Azienda Sanitaria Provinciale), riguardo alle nomine di dirigenti, agli incarichi professionali, agli appalti e agli affidamenti diretti.

Per quanto riguarda l’amministrazione comunale di Crotone, gli indizi hanno indicato interferenze dell’organizzazione nella selezione clientelare di personale presso le società partecipate CROTONE SVILUPPO e AKREA, oltre a influenzare appalti pubblici e procedure di affidamento diretto di lavori e servizi.

Nel contesto dell’amministrazione provinciale di Crotone, gli indizi hanno evidenziato interferenze nelle procedure di affidamento diretto per lavori di manutenzione e sicurezza delle strade provinciali e dei siti oggetto di riqualificazione ambientale.

Per quanto riguarda l’A.T.E.R.P. e l’A.S.P., sono emersi indizi di alterazioni dei processi decisionali per la nomina di figure apicali al fine di favorire gli interessi dell’organizzazione, nonché di condizionamenti nelle scelte degli immobili da affittare e negli appalti.

Le indagini condotte hanno anche rivelato il coinvolgimento del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Catanzaro, il cui personale ha notificato informazioni di garanzia a diversi indagati per una serie di reati, tra cui traffico illecito di rifiuti, frodi nelle forniture pubbliche, reati ambientali, turbata libertà nel processo di scelta dei contraenti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, nonché reati elettorali. Queste indagini riguardano la gestione del ciclo di trattamento dei rifiuti solidi urbani (RSU) nella regione della Calabria.

Tutte queste attività investigative sono state coordinate a livello internazionale da Eurojust, in collaborazione con la Polizia Federale Tedesca – BKA, Interpol (progetto I-CAN) e Europol.

Si sottolinea che il procedimento si trova ancora in fase di indagine e che gli indagati, sottoposti a misure cautelari e destinatari di informazioni di garanzia, hanno l’opportunità di presentare le proprie difese nel contraddittorio tra le parti coinvolte.

L’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro e la successiva indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, sotto la guida del Procuratore dott. Nicola Gratteri, hanno messo in luce un’ampia rete di criminalità organizzata e corruzione che coinvolge diverse persone e settori. Questo ennesimo colpo alla mafia dimostra l’impegno delle autorità nel contrastare il potere delle organizzazioni criminali e ripristinare lo Stato di diritto.

L’opera congiunta delle forze dell’ordine italiane, come le Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro della Polizia di Stato, il Centro Operativo di Catanzaro della Direzione Investigativa Antimafia e il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Catanzaro, ha contribuito in modo significativo a questa indagine. Inoltre, la collaborazione con la Procura tedesca di Stoccarda ha consentito di condurre indagini simultanee e scambiare informazioni in tempo reale, rafforzando così la lotta transfrontaliera contro il crimine organizzato.

L’operato di Eurojust, in particolare del membro nazionale italiano, ha garantito una costante cooperazione con l’autorità giudiziaria straniera coinvolta, attraverso la creazione di una squadra investigativa comune e numerose riunioni di coordinamento internazionale. Questa collaborazione è essenziale per contrastare l’espansione delle organizzazioni criminali al di là dei confini nazionali e garantire che nessun territorio sia al riparo dalla giustizia.

L’indagine in corso rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata dei papaniciani e la corruzione, e dimostra che le istituzioni italiane sono determinate a smantellare le reti criminali, ripristinare la legalità e tutelare i diritti dei cittadini.

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