Biennio di crescita economica nel sud, ma il divario procapite resiste

reddito procapite cresce al sud
reddito procapite cresce al sud

Cresce il benessere economico nel Sud italiano nel biennio 2021-2022 con un notevole incremento del reddito procapite, trainato soprattutto dalle retribuzioni lorde e prestazioni sociali

Nonostante un notevole incremento nel biennio 2021-2022, i livelli di reddito procapite nelle regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) restano significativamente inferiori rispetto alla media nazionale, mantenendo un divario del 25%. Le recenti valutazioni del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, rilasciate da Istat e Unioncamere-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne nel dicembre scorso, evidenziano la complessità delle dinamiche economiche regionali.

Nel biennio 2021-2022, l’aggregato che misura le risorse destinate a consumi e risparmi ha mostrato un notevole incremento, alimentato da un tasso di crescita del 10,3% nel Sud, in termini nominali. Questo risultato è quasi equivalente all’intero quindicennio precedente (2006-2020) e suddivisibile in un +4,7% tra il 2020 e il 2021, e un +5,3% tra il 2021 e il 2022. Un aspetto positivo è l’omogeneità della crescita su tutto il territorio del Sud, con le isole maggiori e la Campania che registrano gli incrementi più significativi.

La formazione del reddito disponibile coinvolge diverse componenti, tra cui retribuzioni lorde e prestazioni sociali. Nel biennio 2021-2022, le retribuzioni lorde hanno svolto un ruolo predominante, registrando una crescita del 7,4% nel Sud. Campania e Puglia si sono distinte con incrementi prossimi all’8%, mentre la Basilicata si è fermata al +5%. Le prestazioni sociali, pur mostrando una crescita inferiore, hanno comunque contribuito positivamente al benessere economico del Mezzogiorno, con un aumento del 3,3% rispetto al 2,3% a livello nazionale.

Nonostante i progressi, persiste una netta differenza procapite di reddito disponibile tra il Sud e il resto d’Italia, attestata intorno al 25%. Questa disparità si riflette nelle classifiche delle province/città metropolitane “più povere”, con ben 18 delle ultime 20 nel Sud. Enna spicca con un ritardo del 35% rispetto alla media nazionale e oltre il 58% rispetto a Milano, la provincia leader italiana per reddito procapite. Inoltre, alcune regioni del Sud mostrano una notevole variabilità territoriale, con differenziali di reddito procapite che sfiorano i 5.300 euro in Puglia e superano i 6.500 euro in Sardegna.

La persistente disparità tra Nord e Sud rappresenta una sfida per il benessere economico complessivo del Paese. Affrontare questa questione richiederà strategie mirate per promuovere la crescita sostenibile nelle regioni meridionali, garantendo un equo accesso alle opportunità economiche. Solo attraverso un impegno collettivo e politiche ad hoc sarà possibile ridurre il divario e costruire un futuro economico più equo e prospero per tutte le regioni italiane.