“Smart Working”: parliamone con una dipendente di una Multinazionale cinese di Milano

Smart Working, Milano (foto di J.S.)
Smart Working, Milano (foto di J.S.)

In questi giorni in Italia, sempre più persone (lavoratori, studenti, anche semplici frequentatori di palestre) stanno sempre più operando a distanza, grazie al cosiddetto “Smart Working”. Lavoro, scuola, attività fisica, tutto da casa.

In particolare, grazie all’utilizzo della tecnologia, sempre più persone stanno lavorando da remoto, nel rispetto di alcune direttive date dal Presidente del Consiglio e dalle aziende stesse per prevenire e contenere ulteriori contagi da Coronavirus.

In Italia dunque lo “Smart Working” è una modalità di lavoro “esplosa” recentemente per rispondere ad un’emergenza sanitaria mondiale.

Una pratica dunque straordinaria, che potrebbe però diventare ordinaria, una volta passata l’emergenza Coronavirus, se gli studi dimostrassero che si ricaverebbero dei benefici in termini di efficacia e di efficienza per le imprese e in termini di “guadagno” di denaro e di tempo per i lavoratori.

Potremmo dunque prendere spunto da altri Paesi, in cui lo “Smart Working” è una modalità di lavoro già da tempo avviata. Guardiamo ad esempio al Regno Unito. Qui i lavoratori almeno una volta a settimana, invece di recarsi nella propria azienda, in accordo con i propri datori di lavoro, effettuano l’attività lavorativa da remoto, realizzando tutte le attività che solitamente si svolgono in ufficio, stando semplicemente a casa.

Ovviamente non tutti i tipi di lavoro sono adattabili a questo tipo di “upgrade” per un passaggio da un tipo di lavoro tradizionale ad un tipo di lavoro “smart”.

Ovviamente la maggior parte dei lavori manuali vengono tagliati fuori da questo tipo di trasformazione e vengono prediletti invece i lavori d’ufficio.

L’intervista

Noi di Calabria Magnifica.it per cercare di entrare nel vivo delle dinamiche dello “Smart Working” abbiamo pensato di dar voce direttamente a chi attualmente sta proprio attuando questa modalità di lavoro, per una direttiva data dalla sua azienda, una Multinazionale Cinese, che per motivi di sicurezza, ha consigliato ai propri dipendenti di lavorare da remoto.

Si tratta di J.S. classe 1985, vive in un paese vicino Malpensa e lavora nel centro di Milano (almeno fino a qualche giorno fa).

Grazie J. per aver accettato questa “smart interview”! Possiamo definirla così? Visto che lo “Smart Working” in questo periodo di emergenza sanitaria sta andando così tanto di moda. Innanzitutto, ti chiediamo che tipo di posizione hai all’interno della Multinazionale cinese che in Italia ha sede a Milano? E da quanto tempo lavori all’interno di questa azienda?

“Grazie a te per l’intervista! Il mio ruolo all’interno della mia azienda è quello di ‘Sales Assistant’ per l’Italia e il Sud Europa. Sono all’interno dell’ufficio vendite, a stretto contatto con il direttore vendite, l’ufficio Marketing e la logistica. Abbiamo rapporti diretti e continui con il nostro ‘Head Quarter’ che si trova in Francia. Lavoro in questa azienda da 4 anni e 2 mesi”.

Spiegaci un po’ J. da quanto tempo stai lavorando da casa attraverso lo “Smart Working”? E per quanto tempo ancora dovrai lavorare da remoto?

Lavoro da casa dall’inizio della scorsa settimana e dovrò farlo per tutta la settimana. Se non ci saranno altre indicazioni dalla direzione, dovremmo tornare in ufficio il 9 Marzo”.

Com’è lavorare da casa? Descrivici la tua giornata tipo lavorativa.

“Beh, devo dire che è molto piacevole lavorare da casa, soprattutto perché significa non dover prendere i mezzi e impiegare all’incirca 1 ora per raggiungere l’ufficio. La mia giornata lavorativa a casa è ben organizzata, mi sveglio comunque presto, per poter fare un po’ di attività fisica, visto che durante la giornata non mi muoverò molto. Accendo il mio PC e comincio a gestire il mio lavoro, proprio come faccio in ufficio”.

Sapresti dirci i benefici che si ricavano dallo “Smart Working”?

“Primo tra tutti direi la possibilità di avere il lavoro a ‘KM 0’… Vivo in un paese vicino a Malpensa, abbastanza lontano dal centro di Milano, dove si trova la mia azienda, quindi il fatto di risparmiare 2 ore della mia giornata e impiegarle in altro è sicuramente un beneficio davvero notevole.
Un altro beneficio è il fatto di essere molto più concentrati e focalizzati sul lavoro, non essendoci altre persone o fattori esterni che tendono a distrarti.”

E se invece ti chiedessimo i contro dello “Smart Working”, tu cosa risponderesti?
“Se si trattasse di un normale ‘smart working’, alternato tra giorni di normale lavoro in ufficio e lavoro da casa, direi nessun contro. In questo caso, però, si tratta di uno “smart working” prolungato e forzato, in una situazione al quanto difficile per tutti. La cosa che manca di più è il contatto con le persone, quel giornaliero relazionarsi con altre realtà che ti arricchiscono. Ma questo, certo, non è colpa dello smart working!”

Secondo te, la direzione manageriale dell’azienda per cui lavori dovrebbe attuare questa modalità di lavoro in maniera regolare in futuro?

“Assolutamente si! All’estero sono tantissime le aziende, se non quasi tutte, che adottano questa modalità. In Italia, si sta diffondendo sempre di più. Gli effetti sono più che positivi. Significa che l’azienda si fida del proprio lavoratore e allo stesso tempo il lavoratore diventa ancora più responsabile del proprio lavoro”.

Secondo te lo “Smart Working” è il lavoro del futuro?

“Sicuramente si, ma con le giuste ‘attenzioni’. Credo che sia utile bilanciare lo smart working con il classico lavoro, di modo che i contatti e i rapporti con le persone continuino a rimanere la parte fondante del nostro essere”.

Grazie J. S. per aver accettato questa “smart interview” e noi di Calabria Magnifica.it ti auguriamo buon lavoro, qualunque sia la modalità in cui andrai ad operare.