Salute e alimentazione: le uova biologiche sono senza antibiotici?

Il Fatto Alimentare ha consultato un professore, esperto di produzioni alimentari, circa le uova biologiche. Sono veramente senza antibiotici, come spesso pubblicizzato?

Il professore Roberto Pinton ha chiarito questo quesito, rispondendo alle domande su questioni che riguardano la nostra salute collegata all’alimentazione.

La risposta definitiva sarebbe “ni” in quanto: se è vero che non si usano antibiotici sul pollame di allevamento, è anche vero che il medico veterinario – se dovesse trattare delle malattie degli animali – potrebbe prescrivere degli antibiotici ai fini curativi.

Chiarimenti necessari sui prodotti biologici

In particolare, il professore Pinton ha detto: «Non è consentito l’uso per trattamenti preventivi di medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, inclusi gli antibiotici e i boli composti da molecole allopatiche ottenute per sintesi chimica. Non è consentito l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la produzione (compresi antibiotici, coccidiostatici e altri stimolanti artificiali della crescita), nonché di ormoni e sostanze analoghe, allo scopo di controllare la riproduzione o ad altri scopi (ad esempio per indurre o sincronizzare gli estri)».

Quindi, in linea generale il consumatore potrebbe stare sicuro della qualità delle uova con dicitura “bio”, ma Pinton aggiunge anche un altro elemento da valutare.

Infatti, il professore asserisce che: «Le malattie sono trattate immediatamente per evitare sofferenze agli animali. I medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, compresi gli antibiotici, possono essere utilizzati in caso di necessità, nel rispetto di condizioni rigorose e sotto la responsabilità di un veterinario, quando l’uso di prodotti omeopatici, fitoterapici e di altre terapie non è appropriato. Sono stabilite, in particolare, restrizioni relative ai cicli di trattamento e ai periodi di sospensione»

Riguardo l’ultimo caso, sia la carne del pollo che le uova non possono essere venduti (compreso il latte, se biologico) in un lasso di tempo che è il doppio rispetto a un allevamento convenzionale.

Se si ritiene necessario, l’animale viene tolto dal ciclo produttivo.

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