Amarcord US Catanzaro: 27 giugno 1971 la prima promozione in serie A

US Catanzaro 1971-72
US Catanzaro 1971-72

Con i play-off ormai alle porte, lo scrivente continua i suoi ricordi giallorossi. Con la data sicuramente più importante il 27 giugno 1971, giorno dell’epica prima promozione in serie A.

Certo son passati ben 49 anni. Chi scrive quel giorno aveva circa 12 anni e i ricordi, nonostante il tempo, non sono per nulla annebbiati… Anzi.

Prima di raccontare di quanto accaduto in quell’indementicabile giornata, bisogna fare qualche passo indietro.

Il Catanzaro nel campionato precedente, si era salvato per il rotto della cuffia e all’ultima giornata, grazie al pareggio di Brescia per 1-1 (gol di Maurizio Gori detto Goriceddhu). La squadra giallorossa fu la sorpresa del campionato di Serie B.

Nessuno dava credito ai giallorossi, ma dopo un girone di andata discreto, con venti punti all’attivo, grazie soprattutto a una partenza a razzo con 3 vittorie nelle prime tre giornate di campionato, il girone di ritorno fu assolutamente esaltante. Con solo due sconfitte a Perugia (2-0) e a Modena (1-0 gol di Alberto Spelta che poi si trasferì a Catanzaro a fine campionato).

E soprattutto con 10 vittorie e sette pareggi che portarono i giallorossi a fine campionato al secondo posto in classifica con 47 punti.

Decisivi ai fini della classifica finale un gol di Fausto Silipo all Ternana al minuto 90 per il 2-1 finale, il gol di Paolino Braca (da poco entrato), in piena Zona Cesarini, a Livorno nella penultima giornata. E soprattutto la partita col Brescia giocata due domeniche prima, il 13 giugno. Era una sorta di spareggio perchè la squadra lombarda arrivava a Catanzaro da seconda in classifica con punti 46 uno in più dei giallorossi, dell’Atalanta e del Bari, con il Mantova già promosso con punti 48.

In mezzo a tutto ciò, il Catanzaro dovette recuperare la venticinquesima giornata, partita con la Reggina che doveva disputarsi al Militare il 14 marzo, il tre giugno a Firenze, per i noti motivi di assegnamento del capoluogo alla città dei tre colli. E fummo salvati da un rigore di Gori dopo la mezzora del primo tempo.

Quindi, per accedere agli spareggi, il Catanzaro doveva vincere. E così fu! Dopo un’ora di autentica sofferenza con il fulcro del nostro gioco Gori letteralmente annullato dal terzino del Brescia Gigi Cagni, che costrinse
Seghedoni a sostituirlo a fine primo tempo con Braca.

Busatta e Mammì fissarono i due gol che permisero alle aquile di partecipare agli spareggi per la promozione insieme con Atalanta e Bari, con due posti disponibili.

La prima partita fu giocata a Bologna tra Atalanta-Bari con la vittoria della Dea per 2-0 sia sul campo sia a tavolino, per partita sospesa dopo il raddoppio dei neroazzurri. Quindi agli orobici bastava un pari contro di
noi mercoledì successivo per salire in A.

Il pari sarebbe stato bene anche a noi perché nella partita decisiva, di domenica, a Napoli, sarebbe bastato un pari contro i galletti.

Invece, a Bologna, dopo una partita, giocata all’insegna del “volemose bene”, con ritmi bassi, con un caldo atroce e con un pareggio già scritto, al minuto 88 Maggioni, terzino dell’Atalanta, con un cross senza pretese da tre quarti campo, trovò impreparato il nostro portiere Pozzani, e s’infilò in rete. Tra lo sconforto dei numerosi supporters giallorossi convenuti nel capoluogo emiliano.

Era mercoledì 23 giugno 1971 e quando la notizia della sconfitta arrivò a Catanzaro tramite giornale radio (all’epoca non esistevano radio private e/o similari) i tifosi rimasti a Catanzaro ci rimasero malissimo. Ma fiduciosi progettavano la trasferta di Napoli contro la corazzata Bari del calvo allenatore Lauro Toneatto.

La partita dell’US Catanzaro contro il Bari

La rosa del Bari era fortissima basti pensare a calciatori che, a quei tempi, in serie B, andavano per la maggiore. Come il portiere Spalazzi, il difensore Muccini, i centrocampisti Fara e Pienti soprattutto gli attaccanti Sega, Marmo Busilacchi e il brasiliano Canè.

C’è da dire che il 9 maggio 1971, cioè 49 giorni prima, Mammì, al Militare, aveva castigato i galletti con un gol di rapina. Alla mezz’ora del primo tempo, e quindi c’era fiducia nell’ambiente, anche se la razionalità diceva Bari.

Le formazioni, che scesero in campo alle ore 17,00, a Napoli, agli ordini dell’arbitro Barbaresco di Cormons erano le seguenti:

Catanzaro – Pozzani, Marini, Massari, Benedetto, Bertoletti, Busatta, Gori, Franzon, Mammì, Banelli, Ciannameo. All.: Seghedoni.

Bari -Spalazzi, Diomedi, Furlanis, Muccini, Spimi, Depetrini Canè, Fara, Busilacchi, Pienti, Marmo. All.: Toneatto.

Il sottoscritto, essendo dodicenne, era rimasto a casa a seguire trepidante la partita inserita nel palinsesto nella trasmissione radiofonica Domenica Sport. Con il commento del mitico Sandro Ciotti.

Quel giorno in contemporanea c’era pure la finale di Coppa Italia Torino-Milan con il commento dell’epico Enrico Ameri.

Quindi, era dato ampio risalto a queste due partite, inframmezzate da altri avvenimenti sportivi della domenica estiva.

Oggi sarebbe inammissibile tutto ciò, ma nel 1971 era così. Quindi le notizie erano frammentarie, i collegamenti con gli stadi interessati ogni 7/10 minuti, chiaramente sia Ciotti sia Ameri in caso di gol potevano intervenire, ma la sofferenza era tanta.

Il primo tempo passò abbastanza tranquillo con due squadre guardinghe e impaurite, si lasciavano preferire i giallorossi. Anche perché il Bari aveva dovuto sostituire nel primo tempo, al minuto 26, il mediano Depetrini con l’attaccante Sega (all’epoca in panchina si siedevano il secondo portiere e il numero 13).

Toneatto aggiustò negli spogliatoi la squadra biancorossa che fece un secondo tempo tutto d’attacco con i giallorossi che avvertivano la fatica del mercoledì precedente. E con Pozzani protagonista di prodigiose parate.
Sembrava un tiro a segno.

Gli uomini di Seghedoni erano sulle gambe e l’allenatore giallorossa per allentare la morsa dei galletti sostituì lo stanco Ciannameo con l’uomo della provvidenza Paolo Braca. E fu il cambio decisivo, era il minuto 24 del secondo tempo.

Infatti, undici minuti dopo, in diretta la voce di Sandro Ciotti, parlava di uno scambio tra Gori e Braca sulla fascia sinistra del fronte di attacco giallorosso, con cross dell’ala destra al centro dove si avventava Mammì che, anticipando Spalazzi, metteva in rete di spalla. Tra le proteste del portiere pugliese per un presunto tocco di mano, e il tripudio del popolo giallorosso presente al San Paolo.

Mancavano dieci minuti al termine, ricordo mio padre rinchiuso in camera ed io in cucina con le orecchie attaccate alle radioline.

Ogni volta che prendeva la linea “the voice”, era una sofferenza. Ma tra uno sport e l’altro e la partita di Coppa Italia il tempo passò velocemente e al fischio finale la gioia fu incontenibile.

Per la prima volta vidi mio padre piangere. La festa su Corso Mazzini durò giorni e all’altezza del Banco di Napoli fu costruita una gigantesca A
giallorossa.

Per la cronaca, la finale di coppa Italia si finì ai rigori con Maddè del Torino che segnò tutti i cinque rigori. Mentre Gianni Rivera né segno tre.

Anche questa per i giovani sembrerà una cosa astrusa, ma una volta i rigori a fine partita li battevano un solo calciatore.

A scrivere di ciò i brividi sono tanti e ora basta con gli amarcord ed esorcizziamo i play-off. Forza giallorossi.