L’antica pesca del pesce spada nelle limpide acque dello stretto di Messina

Pesca del pesce spada
Pesca del pesce spada

Cannitello e la sua pesca del pesce spada: un’incredibile lotta dell’uomo contro il mare

Cannitello è una chicca di paesino che si affaccia sullo Stretto di Messina ed è posizionato geograficamente tra il Comune di Villa San Giovanni e l’Omerica Scilla cioè quella porzione di costa calabrese che viene comunemente definita Costa Viola.Da sempre gli insediamenti umani hanno basato la loro sussistenza e le loro economie principali sulle risorse naturali concesse loro da madre natura. L’attività economica fondamentale di Cannitello è la pesca ed in particolar modo la pesca del pesce spada.

Questo tipo di economia è unica al mondo perché a distanza di secoli, in baffo allo sviluppo, si realizza ancora con metodi antichissimi. Il pesce spada non viene pescato con reti o esche ma viene arpionato dopo un lungo inseguimento nelle limpide e trasparenti acque dello Stretto di Messina. L’inseguimento e la cattura del pesce si realizza con le tipiche feluche, imbarcazioni che non hanno eguali nell’intero globo. “A barca a n’tinna”, feluca in termini moderni marinareschi, è un tipo di imbarcazione in legno lunga circa 15 metri, a prua si allunga, in orizzontale, una costruzione in ferro di circa 24 metri, detta “A passerella” mentre al centro della barca si innalza, in verticale, un’altra struttura in ferro lunga circa 25 metri, detta “A n’tinna”.  Alle estremità delle due antenne c’è la postazione per due uomini dell’equipaggio, chi si trova in lungo ha la possibilità di arpionare i pesci, chi si trova in alto ha la possibilità scrutare il mare e di manovrare la barca, in quanto i comandi sono posizionati anche in questa parte dell’imbarcazione. Chi avvista il pesce dall’alto, lo urla al marinaio che si trova a prua sulla passerella, mentre lui, con i comandi in alto, dirige la barca verso la preda. Gli inseguimenti sono lunghi ed estenuanti, si dà vita ad una vera e propria lotta dell’uomo contro la natura, fatta di incitamenti, comandi, direttive, sudore e fatica. Una volta sfinito il pesce, quando i tempi e le condizioni sono maturi il pescatore, che si trova sulla struttura in ferro orizzontale, arpiona la preda con dei lanci precisi e fatali. Arpionato il pesce viene issato a bordo, viene lavato, pulito e conservato, pronto ad essere per la commercializzazione quotidiana. “A Barca a n’tinna” comunque non si limita solo alla pesca del pesce spada se nel suo percorso quotidiano incontra pesci luna, guglie imperiali e tonni, non disdegna di pescarli sempre con gli affilatissimi e fatali arpioni. La prelibatezza di questi pesci e della carne del pesce spada in particolare che nulla ha a che fare con la spada spagnolo o con quello degli oceani americani, ha consentito ai più lungimiranti di investire in attività di ristorazione. Tutta la costa della “Fata Morgana” e Cannitello, in particolare, è ricca di ristorantini a base di pesce, che arriva direttamente dalle acque del mare antistante. La pesca del pesce spada, che si pratica da secoli nelle nostre acque, esercitata prima come attività di sussistenza dopo come attività economica, ha avuto la grande capacità di legare il vecchio ed il nuovo, il presente ed il passato, la sussistenza e il benessere economico.

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