Italia: mai un Paese così unito

12 marzo, inizio lockdown in Italia (fonte ilDomanid'Italia)
12 marzo, inizio lockdown in Italia (fonte ilDomanid'Italia)

La città di Catanzaro, capoluogo di Regione, fino a qualche articolo fa descritta come “una città al buio”, paradossalmente in uno spazio vuoto, in un tempo che ci ha messo tutti in “pausa”, si sta accendendo di colori e di speranza. La voglia di sentirsi uniti seppur distanti in questo periodo colpito dal Covid-19 di noi cittadini è più forte che mai.

Lo si avverte dai messaggi whatsapp, dai social, dalle telefonate e dalle videochiamate. Dalle chiacchiere tra un balcone e l’altro delle proprie case. Dalla solidarietà verso chi opera in ospedale e verso chi continua a lavorare in una situazione surreale come questa. E dalle campagne di sensibilizzazione verso il problema, dai flash-mob che si stanno attivando, per rendere più “utile” sereno e gioioso il tanto spiazzante ed angosciante #IoRestoaCasa.  

Se prima infatti si tendeva a minimizzare il problema o a non volerlo considerare, o accettare come vero, reale e concreto, ad oggi abbiamo preso consapevolezza dell’emergenza sanitaria.

E in questo caso non mi riferisco alla sola città di Catanzaro, alla sola Calabria, ma al Paese intero.

Perché mai come adesso ho percepito un Paese così unito.

Paradossalmente nell’attimo in cui ci è stato vietato di stringerci e di abbracciarci, ci siamo resi conto di quanto il calore umano, l’affetto dei propri cari e la vicinanza con l’altro sia di vitale importanza per darci quella serenità, quella forza motrice che ci sospinge ad andare avanti.

Siamo stati talmente abituati dalla società contemporanea a correre, ad andare veloce che abbiamo dimenticato da dove provenisse quella nostra energia, quella nostra ambizione, quella nostra voglia di fare e di produrre.

Abbiamo corso talmente veloce e per così tanto tempo che ciascuno di noi ha dimenticato quali sono i nostri mezzi e quali sono le nostre mete, i nostri obiettivi. O quali siano davvero importanti per una nostra serenità, per una nostra felicità, un nostro equilibrio.

Eh sì perché per tutto questo tempo abbiamo pensato che il lavoro fosse il fine, quando in realtà è sempre stato solo un mezzo. Un mezzo per poter sostenere qualcosa che va più in profondità dei soldi. E quel qualcosa è conservata dentro ciascuno di noi ed è il valore che ciascun essere umano ha in quanto essere umano. Ed il valore che ciascun essere umano ha in quanto essere che si relaziona con l’altro. Ed è proprio questa relazione, l’amore che da essa si genera, la famiglia che da quest’amore si crea, che ci ha spinto a fare i sacrifici che abbiamo fatto fin’ora. Per alzarci presto la mattina, uscire di casa ed andare a lavorare.

Volevamo renderci utili, volevamo sentirci utili, per noi stessi, ma soprattutto per qualcun altro.

E questa volontà c’è ancora adesso. Non è sparita con il rimanere fermi dentro le proprie case.

Lo dimostrano le tante iniziative che da giorni stanno riempiendo le nostre bacheche facebook, i nostri gruppi whatsapp. Mai come in questo momento la tecnologia sta assumendo un valore sociale di estrema importanza.

Grazie ad essa infatti stiamo continuando a comunicare e a sentirci un tutt’uno.

Famiglie separate. Amori lontani. Nonni che non possono vedere i propri nipoti. Figli che escono per comprare beni di prima necessità al posto dei genitori per tutelarli. Padri che a 60 anni continuano ad andare a lavoro perché si occupano di beni alimentari, o di medicina, o di servizi che possano garantire la continuità dell’informazione, dell’igiene o della produzione.

Tutto quello che stiamo facendo, i sacrifici che stiamo affrontando non possono che renderci degli esseri umani migliori e la tecnologia ci sta dando una mano ad affrontare tutto questo.

Ma non basta, non può bastare.

È proprio questo che impareremo da tutto questo a parere di chi scrive.

Quando tutto questo sarà finito torneremo ad alzare gli occhi dai nostri telefoni e ad incontrare lo sguardo di chi ci sta accanto. Torneremo a stringere la mano al nostro vicino con una stretta più forte.

Più forti di prima saranno gli abbracci. Più vivi di prima saranno i baci. È solo una fase temporanea. Non conosciamo i tempi, certo, ma è comunque una fase temporanea.

Torneremo a viaggiare e a riabbracciare i propri cari, al momento irraggiungibili. Sarà un’emozione fortissima, fantastica. E l’energia che ne deriverà da questo ritrovato “riavvicinarsi” ci darà nuova linfa, per tornare a correre più forti di prima, forse anche più veloci.

Non troppo mi raccomando. Quando tutto sarà passato dovremo ricordare sempre una cosa: da dove siamo ripartiti. Cosa ci ha dato la forza di superare tutto questo, o chi.

Spero di vederci presto.