Lamezia Terme, la ‘ndrangheta controllava ambulanze, onoranze funebri e ospedale: 22 arresti
Un vero e proprio “cartello del caro estinto” quello smascherato a Lamezia Terme, dove la ‘ndrangheta esercitava un controllo capillare sull’ospedale cittadino e sul servizio sostitutivo di ambulanze dell’Asp di Catanzaro, grazie al sostegno di esponenti della politica e della Pubblica amministrazione.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta “Quinta Bolgia”, condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro sotto il coordinamento della Procura Dda di Catanzaro e con il supporto dello SCICO di Roma, le gare per l’acquisto di nuove ambulanze venivano sistematicamente bloccate per favorire imprese colluse. I mezzi forniti erano spesso inadeguati, privi di dotazioni essenziali come termoculle per neonati e ossigeno, o addirittura con bombole scadute, e affidati a personale non qualificato.
La conferenza stampa di oggi a Catanzaro, a cui hanno partecipato il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e i comandanti provinciali di Catanzaro e dello SCICO di Roma, ha dipinto un quadro inquietante: “Lascia più tristi del solito perché ci pone davanti a gente spregiudicata che vive nell’agiatezza lucrando sui funerali e sul dolore delle persone nel momento di un lutto”, ha dichiarato Gratteri.
L’operazione, che ha coinvolto circa 200 finanzieri e portato a numerose perquisizioni e al sequestro di sei società, ha condotto all’arresto di 22 persone, tra cui l’ex deputato e sottosegretario Giuseppe Galati e l’ex consigliere comunale Luigi Muraca. Dodici indagati sono stati posti ai domiciliari.
Le indagini hanno rivelato che due gruppi imprenditoriali, legati alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, esercitavano un controllo totale sull’ospedale di Lamezia Terme, estromettendo la concorrenza nella fornitura di ambulanze, materiale sanitario, trasporto sangue e servizi funebri. Il primo filone, condotto dal GICO, ha ricostruito l’azione di due sottogruppi di ‘ndrangheta che operavano con modalità intimidatorie all’interno dell’ospedale, vessando i parenti dei defunti per accaparrarsi i servizi funebri, con l’appoggio di alcuni necrofori interni.
In particolare, il gruppo Putrino, attivo dal 2009, aveva acquisito il monopolio delle ambulanze e dei servizi funebri grazie a gare pilotate e proroghe illegittime, supportato dai vertici dell’Asp di Catanzaro. Alla sua interdizione antimafia subentrò il gruppo Rocca, mantenendo il controllo del settore. Tra gli indagati figurano anche dirigenti Asp accusati di abuso d’ufficio, corruzione, frode nelle pubbliche forniture e induzione indebita.
Il comandante del Nucleo di polizia economica e tributaria di Catanzaro, colonnello Carmine Virno, ha descritto l’allarmante situazione delle ambulanze: “Su dodici mezzi a disposizione, sette presentavano gravi problemi. Alcune non erano mai state revisionate, con freni, motore e cambio difettosi; altre prive di ossigeno o affidate a personale non abilitato. In un’intercettazione, gli indagati temevano di finire in galera se un paziente in codice rosso fosse caduto dalla barella”.
L’inchiesta ha inoltre documentato l’assenza di termoculle per il trasporto dei neonati e il caso emblematico di un’ambulanza obsoleta inviata in Bulgaria e poi reimmatricolata in Italia come nuova.
L’operazione “Quinta Bolgia” conferma ancora una volta come la criminalità organizzata possa infiltrarsi nei settori più delicati della sanità pubblica, mettendo a rischio la vita dei cittadini e lucrando sul dolore e sulle emergenze.
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