Calabria seconda in Italia per nidi di Caretta caretta

Tartaruga marina, Caretta Caretta
Tartaruga marina, Caretta Caretta

Boom senza precedenti di nidi di Caretta caretta lungo le coste italiane: 601 censiti nel 2024, di cui 147 in Calabria, ma la sfida ora è garantire tutele efficaci contro gli effetti del cambiamento climatico

601 nidi in tutta Italia, 147 solo in Calabria: è questo il dato più sorprendente del censimento 2024 condotto da Legambiente. La tartaruga marina Caretta caretta sta rispondendo all’innalzamento delle temperature nel Mediterraneo modificando le sue abitudini riproduttive, aprendo nuovi scenari anche sulle nostre spiagge. Il fenomeno è evidente: se la Sicilia guida la classifica con 190 nidi, la Calabria si attesta al secondo posto, seguita da Campania (104) e Puglia (99).

Il Mediterraneo si scalda più del resto del mondo. Con un aumento medio di +1,4 °C rispetto all’era preindustriale — circa 0,25 °C in più rispetto alla media globale — il nostro mare è tra i bacini che si stanno riscaldando più rapidamente. Le proiezioni da qui al 2100 indicano un aumento delle temperature marine compreso tra +1,8 °C e +3,5 °C. Un cambiamento climatico che si riflette direttamente nel comportamento delle Caretta caretta.

Addio alla “fedeltà al nido” di nascita. Le tartarughe, da sempre legate al luogo dove sono nate per deporre le uova, stanno ora mostrando una maggiore flessibilità nella scelta delle spiagge. Un comportamento definito dagli esperti come “relaxation of nest-site fidelity”, che indica una sorprendente capacità adattativa della specie e una crescente esplorazione di nuove aree, comprese quelle dell’Italia centro-settentrionale.

La risposta sul campo: il progetto LIFE Turtlenest. Coordinato da Legambiente insieme alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, LIFE Turtlenest mira a proteggere i nidi e a favorire la convivenza tra tartarughe, comunità locali e attività turistiche. Il progetto prevede il monitoraggio delle spiagge, la messa in sicurezza dei siti di nidificazione, attività di sensibilizzazione pubblica e l’adozione di illuminazione a basso impatto ambientale. Cruciale anche il coinvolgimento degli enti locali e degli stabilimenti balneari nella rete dei “Comuni e Lidi amici delle tartarughe marine”.

Un modello di tutela che fa scuola. «I dati scientifici parlano chiaro – sottolinea Stefano Di Marco, project manager del LIFE Turtlenest – le tartarughe stanno spostando progressivamente le aree di nidificazione verso ovest e nord. Serve una risposta tempestiva e condivisa». Secondo Di Marco, la conservazione efficace passa da un’alleanza tra comunità scientifica, associazioni ambientaliste, istituzioni locali e operatori turistici. «La presenza delle tartarughe non è solo un segno di salute dell’ecosistema, ma può diventare anche una risorsa economica per i territori se gestita in modo sostenibile».

Le tartarughe sono tornate, e l’Italia può diventare un rifugio sicuro. Ma per farlo servono strumenti, responsabilità condivise e una visione che tenga conto tanto della natura quanto delle comunità che la vivono.

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