Pace o condizionatore? | Ironie di ieri, rimorsi di oggi

La pace o il climatizzatore acceso?
La pace o il climatizzatore acceso?

Breaking news: il climatizzatore non ha fermato la guerra

“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso tutta l’estate?”. La frase rimbomba ancora, come un vecchio jingle pubblicitario che non riesci a toglierti dalla testa. Era il 2022, Mario Draghi si rivolgeva a una platea di italiani che, tra un click su Booking e una scrollata su Instagram, cercavano di capire quanto la guerra in Ucraina potesse incidere sulla stagione estiva e sul costo del prosecco in spiaggia. LEGGI ANCHE: Draghi sullo stop al gas russo: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?

Io stesso, lo ammetto, ci feci su una risata. Ironizzai su Facebook, scrissi cose tipo “accendiamo tutti i condizionatori insieme, magari parte la pace per sfinimento termico” oppure “Draghi ci vuole far sentire in colpa mentre sudiamo in mutande a luglio”. E adesso quel post me lo ritrovo davanti, come un promemoria digitale delle nostre priorità distorte.

In fondo, all’epoca, la guerra sembrava ancora una “faccenda europea” ma non proprio “nostra”, come se bastasse chiudere il rubinetto del gas per chiudere anche il rubinetto della violenza. Era il tempo delle buone intenzioni e delle bollette aumentate. E allora sì, io il condizionatore l’ho acceso. E non solo. A palla. D’estate e d’inverno, in tutte le mie sedi. L’ho fatto senza pensarci troppo. Mi sono detto che non toccava a me. Che tanto, uno in più o in meno…

Ora siamo nel 2025. Tre anni dopo. E la guerra non è finita.
Non si è fermata per le sanzioni. Non si è fermata per la diplomazia. Non si è fermata nemmeno quando ci siamo illusi che il tempo, da solo, potesse fare il suo lavoro.

E allora mi domando — e non con sarcasmo stavolta — se abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. O se abbiamo semplicemente scelto, con leggerezza, il comfort rispetto al coraggio. Perché quella frase di Draghi, a rileggerla oggi, sembra meno assurda e più tragicamente profetica.

Forse non è colpa mia, forse non è colpa tua. Ma è responsabilità nostra, collettiva. Abbiamo confuso la comodità con la giustizia. Abbiamo acceso l’aria condizionata sperando che il freddo spegnesse anche le fiamme della guerra.

E invece no.

La pace non arriva col telecomando.